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Putin si arrabbia: “Stop ai delitti politici. Sono la vergogna della Russia”

Parla anche Putin all’indomani di fumerali di Nemsov. Il presidente si dice indignato per l’uccisione dell’oppositore e mette in guardia i vertici del ministero dell’Interno avvertendoli che è necessario “liberare la Russia dalla vergogna” di delitti che “hanno una grande risonanza, compresi quelli a sfondo politico”, come l’omicidio sfacciato avvenuto proprio nel centro della capitale, ha dichiarato durante un incontro con i dirigenti del ministro degli Interni. Sembra tornare sui suoi passi il Cremlino, che inizialmente aveva parlato dell’omicidio dell’ex vice premier come di una “provocazione”, sminuendo la figura di Nemtsov descrivendolo come “poco più di un comune cittadino rispetto alla popolarità di Putin. Ma adesso si riflette sulle azioni di estremismo che in Russia stanno diventando sempre più gravi. Il presidente punta il dito sul clima di odio che si è creato nel Paese, a causa degli organizzatori delle proteste illegali e alla propaganda dell’odio sui social media, citando, oltre agli oppositori i nazionalisti, dicendo che “l’estremismo avvelena la società, con la tossina del nazionalismo militante, l’intolleranza e l’aggressione”. Mosca ha inoltre istruito le forze di sicurezza a “reagire immediatamente a qualsiasi segnale di estremismo”, in particolare tra i giovani.

Nonostante l’avvertimento lanciato oggi da Putin, il ministero dell’Interno russo smentisce intanto le voci diffuse da alcuni media sulle imminenti dimissioni del titolare del dicastero, Vladimir Kolokoltsev, all’indomani dell’uccisione di Nemtsov.

Intanto si fanno più definiti i sospetti per l’uccisione di Boris Nemtsov, lo sostiene il capo dei servizi di sicurezza russi, Aleksandr Bortnikov, lanciando una cinica frase: “Ci sono sempre dei sospetti”. Sono almeno due le persone di origine caucasica sospettate dell’omicidio. Lo sostiene Ren-tv, secondo cui gli inquirenti starebbero cercando di identificare i sicari servendosi di fermo-immagine estrapolati dai filmati delle mini videocamere di automobilisti di passaggio. Gli investigatori hanno utilizzato le video camere di sorveglianza cittadina per individuare gli automobilisti. Poi hanno chiesto ai conducenti di consegnare le registrazioni delle loro mini video camere, montate generalmente sul cruscotto. Si tratta di una dotazione molto diffusa tra gli automobilisti russi, per motivi di sicurezza in caso di incidenti ma anche contro eventuali abusi da parte della polizia.

Ma si continuano ad alternare indiscrezioni, LifeNews, una tv vicina ai servizi segreti, aveva annunciato che nelle indagini si cerca anche un’auto del ministero delle Finanze, che sarebbe stata avvistata sul luogo del delitto. Dopo poche ore, la stessa emittente ha fatto sapere che un impiegato pubblico arrotondava usando come taxi l’auto sospettata, trovandosi a passare in quel momento per le vie del centro. Ha tinte più romanzesche, ma comunque piuttosto reali la versione che alcuni blogger hanno fatto circolare, ovvero che uno dei presunti sospettati dell’omicidio sia un membro di un gruppo estremista ceceno, identificato come Aslan Alkhanov. L’uomo sarebbe arrivato a Mosca da Kiev per uccidere Nemzov su ordine di Dmitro Iarosh, il leader dei paramilitari ucraini di estrema destra di Pravi Sektor. L’obiettivo sarebbe stato quello di far ricadere la colpa su Putin. Alkhanov si sarebbe poi suicidato il giorno seguente perché si era reso conto di essere stato tradito, ma il suo pc sarebbe pieno di documenti sull’omicidio. Infine, è spuntato un altro video che risalirebbe a tre minuti dopo l’assassinio.

Claudia Gennari

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