Migliaia di studenti sono scesi in piazza in diverse città algerine per manifestare contro il presidente Abdelaziz Bouteflika, che si è ricandidato per un quinto mandato alle prossime elezioni del 18 aprile. “Non siamo una monarchia” è uno degli slogan comparsi sugli striscioni esposti dai giovani. Ad Algeri la polizia ha cercato senza successo di impedire ai manifestanti di uscire dalla zona dell'università.
Lo scorso fine settimana sono state diverse centinaia di migliaia le persone scese in piazza, prima ad Algeri e poi anche in altre città del Paese, dopo aver incontrato la solidarietà di una serie di accademici (che hanno indirizzato una lettera aperta ai manifestanti) e persino quella dell'ex presidente Liamine Zeroual.
Si tratta di proteste che in parte hanno colto di sorpresa i profondi apparati di sicurezza algerini, i quali in un primo momento hanno anche cercato di ostacolare le comunicazioni Internet tra i manifestanti – in diverse aree del Paese si sono registrati blocchi nella rete – e poi hanno represso con gas lacrimogeni gli assembramenti di domenica scorsa nei pressi di Avenue Didouche Mourad, nel centro della capitale, effettuando decine di arresti. Si tratta delle più imponenti proteste nel Paese nordafricano dal 2011, quando il vento della primavera araba raggiunse anche Algeri.
La differenza con otto anni fa è che allora i manifestanti scesero in piazza al grido di “vogliamo la caduta del regime“, chiedendo riforme economiche e sociali. Temendo un “contagio da primavera araba“, il presidente Bouteflika promise riforme in diretta televisiva. Contestualmente, il regime utilizzò le sue risorse per innalzare i salari, abbassare il costo dei beni alimentari importati e sovvenzionare l'acquisto di alcuni beni di consumo. Ma oggi il punto è che gli algerini – il 70% dei quali ha meno di 25 anni – non sembrano protestare genericamente contro il regime, ma soprattutto contro l'immobilismo di matrice gerontocratica che in vista delle elezioni presidenziali di aprile ha prodotto l'ennesima ricandidatura dell'unico presidente che i giovani algerini abbiano visto nella loro vita.
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