Al fianco dell’Australia, poi, le forze Usa, aiutate dalla Giordania, hanno condotto nelle ultime ore otto raid contro gli jihadisti dell’Isis nei pressi di Kobane, la cittadina Siriana ai confini con la Turchia in cui si sta combattendo in questi giorni. A renderlo noto è stato il Centcom, comando centrale statunitense, sottolineando che “i raid aerei hanno preso di mira veicoli e postazioni dell’Isis”.
Nel frattempo, in Turchia, le proteste contro il mancato intervento militare del governo in Siria non si fermano: i cittadini curdi di Ankara, Istanbul ed altre città continuano a scendere in piazza e fino a questo momento si sono registrati 21 morti e decine di feriti. Nella capitale la polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per disperdere le proteste, mentre in serata si sono verificati altri incidenti in diversi quartieri di Istanbul, Smirne, Adana, Diyabakir, Van e Batman. Secondo il primo ministro Ahmet Davutoglu, i manifestanti sono “vandali” intenti a far saltare il dialogo avviato con i ribelli curdi: “Faccio appello a tutti i miei cittadini a non lasciarsi sfruttare da gruppi marginali – ha affermato – e ribadisco che l’ordine pubblico sarà ristabilito con ogni mezzo”.
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