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Pechino avverte i deputati di Hong Kong: “Attenti a quello che dite”

Vogliono parlare direttamente con Pechino i manifestanti pro democrazia di Hong Kong. Anzi, con gli alti funzionari del partito Comunista cinese nella speranza di porre fine alla situazione di stallo che si è creata con il governo locale. Uno dei leader della protesta, Alex Chow, ha spiegato che il governo di Hong Kong dovrebbe chiedere al premier cinese Li Keqiang di “avere un colloquio direttamente con gli studenti e con i cittadini, in modo che ognuno possa esprimere le proprie opinioni”. Gli studenti hanno inviato una lettera con le loro richieste al numero due dell’esecutivo di Hong Kong Carrie Lam dopo i colloqui inutili tenuti tra le due parti la scorsa settimana. Non è chiaro come Pechino possa accogliere la richiesta, dato che il governo cinese aveva sempre definito illegali le proteste di piazza e aveva accusato le forze straniere di istigazione. I manifestanti stano occupando le strade principali di tre quartieri di Hong Kong dal 28 settembre, scontrandosi più volte con la polizia, per richiedere elezioni libere nel 2017 senza le imposizioni del governo cinese.

Intanto stamattina Yu Zhengsheng, presidente della Conferenza e “numero 4” della leadership comunista, presentando il voto di sfiducia contro James Tien Pei-Chun, delegato e leader del Partito liberale, ha di dichiarato che i delegati di Hong Kong che hanno un seggio alla Conferenza consultiva politica del Popolo cinese “possono dire tutto quello che vogliono”, ma senza criticare l’attuale capo dell’Esecutivo del territorio, Leung Chun-ying e tanto meno valutare le decisioni del governo centrale in maniera “non costruttiva”.

Nei giorni scorsi Tien, considerato vicino a Pechino, si è espresso contro Leung e ne ha chiesto le dimissioni per la gestione della crisi politica in corso a Hong Kong. Per questa sua presa di posizione, è stato espulso con voto segreto dall’organo consultivo. Prima di lui erano stati espulsi soltanto membri giudicati colpevoli di corruzione. Secondo alcuni funzionari, la decisione è corretta: “Non si può esprimere un giudizio del genere in pubblico, doveva presentarlo prima al governo centrale”.

Sara Sbaffi

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