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Orrore Isis, condanna a morte per chi non si converte all’Islam

Gli uomini del Califfato impongono la conversione forzata per i Cristiani che trovano sui territori occupati: per chi rifiuta l’alternativa è la morte. Anche se sono bambini. A rivelare l’orribile storia, riportata tra gli altri da The Mirror, è stato Cannon Andrew White, religioso britannico residente a Baghdad.

“Le cose hanno iniziato a mettersi male a Baghdad, ci sono stati bombardamenti e sparatorie; hanno iniziato ad uccidere i cristiani e così molti di loro hanno iniziato a fuggire verso Ninive, da dove molti provenivano – spiega il religioso – Era più sicuro ma un giorno sono arrivati quelli dello Stato Islamico e hanno dato il via a una vera e propria caccia all’uomo. Ne hanno ammazzati moltissimi, hanno squartato i bimbi in due tagliando loro la testa.” In molti sono stati posti di fronte alla terribile alternativa tra la conversione e la morte. “Uno mi ha chiamato – racconta White – e mi ha chiesto se Gesù avrebbe smesso di amarlo se avesse pronunciato la formula di abiura. Gli ho risposto che Gesù lo avrebbe amato per sempre.” I quattro bambini, tutti di età inferiore ai quindici anni, hanno risposto di no, che avrebbero seguito Cristo fino alla morte. E per questo hanno pagato con la vita.

Dal canto suo un alto comandante di al Qaeda nello Yemen ha condannato le decapitazioni degli ostaggi da parte dei jihadisti dello Stato islamico attivi in Siria e in Iraq. In un video di 43 minuti, Nasr bin Ali al-Ansi, figura di spicco del ramo yemenita di al Qaeda, ha sottolineato come l’organizzazione fondata da Osama Bin Laden non abbia mai approvato tale pratica.  “Senza dubbio, alcuni dei nostri fratelli sono rimasti colpiti nel vedere le scene di decapitazioni diffuse di recente – ha dichiarato al-Ansi, stando alla trascrizione fornita dal sito di intelligence Site al New York Times – noi non le accettiamo e le respingiamo con forza”.  “Registrare tali azioni e diffonderle tra la gente nel nome dell’Islam e della jihad è un grave errore. Non è accettabile, qualsiasi sia la giustificazione”.

Intanto è giunta oggi la notizia della liberazione di Serge Lazarevic, l’ostaggio francese rapito da al Qaeda nel novembre 2011 in Mali. Lo ha annunciato il presidente Francois Hollande. A novembre, Al Qaeda nel Maghreb Islamico aveva diffuso un video in cui mostrava Lazarevic fare appello al capo di Stato francese per negoziare il suo rilascio.  Mentre un tribunale militare libanese ha ordinato la scarcerazione della moglie del leader dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi, Saja al Duleimi e due suoi figli che erano stati arrestati con lei la settimana scorsa vicino alla frontiera siriana.

Lo Stato islamico avrebbe giustiziato per “alto tradimento” il suo ex “emiro” nella città di Mosul roccaforte nel Nord dell’Iraq dell’organizzazione fondamentalista islamica. Lo ha riferito la tv satellitare “al Arabiya” che cita fonti nella provincia di Ninive. In precedenza l’Isis aveva rimosso dal suo incarico Muammar Tawhala nominando al suo posto Hassan Sultan al Jubur. Tawhala, a sua volta, aveva preso il posto del suo predecessore Radwan Hamdoun ucciso in un raid della Coalizione internazionale guidata dagli Usa lo scorso mese sempre a Mosul.  A suo tempo, il ministero iracheno per i Diritti umani, aveva spiegato che al Tawhala era stato silurato per “aver fallito nello gestire il dossier sicurezza dell’organizzazione”.

Secondo media turchi citati da al Jazeera, tre soldati turchi sono stati uccisi al confine con la Siria da uomini armati non identificati. L’episodio a Ceylanpinar, lungo il confine presso la città siriana di Ras al-Ain. Si tratta di una zona curda dove agiscono anche elementi dello stato islamico Isis e di qui deriva il dubbio sull’identità degli aggressori.  Il governatore turco della zona, Izzettin Kucuk, parlando al quotidiano Hurriyet, ha detto che sono in corso indagini per capire da “quale parte del confine” siano venuti gli spari.

Michela Russo

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