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Nunberg, l'ex aiutante di Trump rifiuta il grand jury

Di sicuro una sfida l'ha lanciata agli investigatori Sam Nunberg, ex consigliere della campagna elettorale di Donald Trump ma licenziato da quest'ultimo prima che la corsa alla Casa Bianca dell'allora candidato repubblicano entrasse nel vivo. Allontanato nell'agosto del 2015 per alcuni post razzisti, Nunberg torna di prepotenza sulla questione Russiagate, rilasciando una serie di interviste nelle quali ribadisce il suo desiderio di non tornare davanti a Mueller ma, allo stesso tempo, smuove le acque facendo il nome dello stesso presidente. “Potrebbe aver fatto qualcosa di illegale”, ha detto l'ex consigliere, aggiungendo però di non saperlo con certezza. Nunberg ha sottolineato che non intende comparire davanti al grand jury federale che indaga sul Russiagate ma si è detto d'accordo con Trump sul fatto che non vi siano state collusioni con i russi durante la campagna elettorale. E questo nonostante “nessuno lo detesti” più di lui, come ha tenuto a sottolineare in relazione alla conclusione del loro rapporto di lavoro.

La “sfida”

Il punto di rottura fra Trump e Nunberg, oltre ai suddetti post apparsi su Facebook, si è verificato nel momento in cui alla vigilia della convention repubblicana, già licenziato, l'ex consigliere aveva fatto trapelare informazioni sui rapporti fra il campaing manager di allora, Corey Lewandowski e la portavoce della campagna elettorale, Hope Hicks. Per quanto riguarda il Russiagate, Nunberg (che ha già parlato davanti agli investigatori) era stato invitato a comparire davanti al procuratore speciale Mueller e a consegnare l'intera documentazione in suo possesso relativa al presidente e ad altre nove persone, fra le quali Bannon e la stessa Hicks. Ma della comparizione richiesta non è sembrato interessargli poi molto quando, nel corso di un colloquio con la Cnn, ha detto che non intende rispettare questo invito e, anzi, ha sfidato gli investigatori ad arrestarlo: “Sarebbe divertente”, ha detto, aggiustando poi il tiro e spiegando che, probabilmente, alla fine avrebbe collaborato.

Sanders: “Ciò che dice è sbagliato”

Poi una puntata anche su Carter Page, ex consigliere di politica estera di Trump, definito “un tipo strano” e che potrebbe essere colluso coi russi. Accuse definite “ridicole” dallo stesso Page e, in un certo senso, anche contraddittorie poiché è stato lo stesso Nunberg a definire quella attorno al presidente “una caccia alle streghe”. Solo una delle sue numerose frasi “a effetto”, con le quali ha costretto anche la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, a replicare: “Sicuramente penso che non sappia nulla, perché ciò che dice è sbagliato. Come abbiamo già detto molte volte, non c'era alcuna collusione con la campagna Trump. Nunberg non ha lavorato alla Casa Bianca, quindi certamente non posso parlargli e ha chiaramente una mancanza di conoscenza degli argomenti”. 

 

redazione

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