Le proteste dei giornalisti per il nuovo, durissimo, regolamento anti fake news varato dal ministero indiano dell'Informazione e delle Telecomunicazioni hanno reso necessario l'intervento del premier Narendra Modi, che ha annullato la normativa.
Una fonte ufficiale ha dichiarato che “il primo ministro ha impartito la direttiva di annullare il comunicato stampa riguardante le 'fake news' precisando che la questione dovrà essere affrontata unicamente a livello del 'Press Council of India'”, in sostanza il locale ordine dei giornalisti. Il regolamento prevedeva pene severissime per i reporter responsabili della diffusione di bufale acclarate: dalla sospensione alla revoca (in base alla recidiva) dell'accreditamento.
Nel comunicato diffuso dal ministero non si precisava la definizione di “fake news” ma si indicava che tutte le denunce in materia sarebbero state girate al Consiglio della stampa indiano (Pci) – per quelle riguardanti giornali e periodici – e all'Associazione nazionale delle telecomunicazioni (Nba) per quanto riguarda i giornalisti radiotelevisivi. Nulla era invece previsto per gli operatori dei social network, ma al riguardo fonti governative avevano anticipato che “presto verrà approvato un regolamento contenete norme etiche e regole di comportamento anche per questo settore”. In base alla normativa un giornalista riconosciuto colpevole di aver pubblicato una notizia non vera poteva essere sospeso per sei mesi, in caso di una seconda violazione, per un anno, e alla terza il suo accreditamento sarebbe stato definitivamente revocato. Dopo la sua pubblicazione le organizzazioni dei giornalisti e vari partiti di opposizione avevano levato voci critiche sostenendo che il provvedimento andasse letto “un attacco alla libertà di stampa”.
L'ultima classifica stilata da “Reporter Senza Frontiere” colloca l'India al 136simo posto. Nel 2017 il grande Paese asiatico ha perso 3 posizioni nel ranking sulla libertà di stampa. Gli analisti sottolineano che da quando al governo è salito il Bjp la vita per chiunque voglia esprimere una idea diversa da quella imposta è diventata difficile. Si sono moltiplicati gli attacchi, le pressioni, le aggressioni nei confronti dei giornalisti.
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