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Lifeline chiede aiuto alla Francia, Parigi dice no

La nave dell'ong Lifeline, che da giorni è bloccata di fronte alle coste maltesi, ha chiesto alla Francia di aprire i suoi porti. 

La richiesta

“Chiederemo alla Francia di darci il benvenuto. Se non avremo una risposta, lasceremo Malta per andare al Nord… in Spagna o in Francia”, ha annunciato il fondatore dell'organizzazione, Axel Steier, ai mircrofoni dell'emittente francese, Rtl. L'imbarcazione, che trasporta 230 migranti, non è stata accettata né dai porti maltesi né da quelli italiani e venerdì ha scritto al governo spagnolo per chiedere.  La situazione della nave intanto sta diventando preoccupante visto che a bordo c'è un numero di persone tre volte superiore alla capienza e comincia a scarseggiare il cibo, ha spiegato Steier. 

Il no

Porte (anzi porti) sbarrate da Parigi. Secondo la ministra degli Affari europei, Nathalie Loiseau, accogliere i passeggeri della nave spetta all'Italia. Nel rispetto del diritto internazionale, ha sottolineato, dopo un salvataggio in mare lo sbarco dovrebbe avvenire nel porto sicuro più vicino. Loiseau ha aggiuntoche non si deve “sostituire il diritto internazionale dalla legge della giungla”, pur insistendo che non si devono lasciare sole Malta e l'Italia. Loiseau ha anche chiesto “una massiccia presenza dell'Europa nei porti italiani per identificare i passeggeri”.

Mogherini

Ieri il mini vertice di Bruxelles, preparatorio della riunione sui migranti del Consiglio europeo, si è concluso con un nulla di fatto. Sulla questione è intervenuta anche Federica Mogherini. Per la gestione dei flussi, ha spiegato, c'è “necessita di risorse“, per questo “chiederemo più soldi agli Stati membri per il Trust Fund per l'Africa” ha detto l'Alto rappresentante Ue. “Il lavoro esterno della gestione dei flussi migratori, in questi ultimi due anni si è basato su forti partenariati, in primo luogo con le Nazioni Unite, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e con i partner africani, con l'Unione africana (Ua), i Paesi origine e transito” ha spiegato. Questo lavoro “ha dimostrato di essere importante nel portare risultati”. E' utile, ha aggiunto, “che gli Stati membri realizzino che il lavoro sul versante esterno che ha bisogno di risorse”. Il Trust Fund per l'Africa “ha dimostrato di essere utile, di portare risultati. Per questo chiediamo più soldi agli Stati membri per il Trust Fund per l'Africa. Credo che gli scambi, ieri, siano stati positivi in questa direzione”, ha concluso riferendosi alla riunione informale dei 16 a Bruxelles.

Alberto Tuno

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