Libia, Kobler preoccupato per l’escalation di violenza nel paese

L’inviato speciale Onu per la Libia, Martin Kobler, è preoccupato per la situazione generale e per l’escalation di violenze che interessano il centro ed il sud del Paese nordafricano. Sul proprio account Twitter, Kobler ha invitato le parti “a mantenere l’autocontrollo e ad affidarsi al dialogo nell’interesse del Paese”. Kobler si è riferito evidentemente al raid aereo condotto ieri dai caccia dell’aviazione fedele al generale Khalifa Haftar su Al Jufra e agli scontri armati a Sebha tra la 12esima brigata fedele a Misurata e la III brigata legata a Haftar avvenuti il 2 gennaio scorso.

Nella giornata di ieri, inoltre, i caccia dell’aviazione fedele al generale Haftar hanno compiuto un nuovo raid aereo nella zona di Houn, nel distretto di al Jufra, nella parte centrale della Libia a sud di Sirte. Secondo quanto riporta il sito informativo libico “Libya al An”, i bombardieri avrebbero colpito la base della brigata dei martiri di Tagrafat, già impegnata in passato al fianco delle milizie di Misurata contro lo Stato islamico.

Secondo Unsmil, Kobler ha sottolineato la necessità di risolvere i problemi politici che ancora bloccano la piena attuazione dell’accordo politico libico firmato nel dicembre 2015. L’intesa, alla cui definizione ha contribuito una mediazione italiana, contiene quattro principi, come si legge nel sito OnuItalia: assicurare i diritti democratici del popolo libico; la necessita’ di un governo di consenso basato sul principio della separazione dei poteri e di istituzioni statali come il Governo di Accordo Nazionale in grado di affrontare le gravi sfide del paese; i rispetto per la magistratura libica e per la sua indipendenza.

Dopo la caduta di Muhammar Gheddafi nel 2011, la Libia è divenuta ostaggio degli scontri fra le numerose milizie tribali che formavano la coalizione dei ribelli. I diversi governi che si sono succeduti hanno tentato di imporre l’autorità del potere centrale su questi gruppi, cercando di disarmarli o di integrarli nell’esercito nazionale, ma hanno sostanzialmente fallito, in quanto le amministrazioni centrali si sono sempre dimostrate troppo deboli e il parlamento troppo diviso. Il 18 maggio 2014 la situazione è ulteriormente precipitata dopo il colpo di stato del generale Haftar e con l’occupazione del palazzo del Parlamento a Tripoli da parte di soldati a lui fedeli.