Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakistan, ha licenziato l'intero governo per non aver raggiunto “i cambiamenti positivi richiesti” sul fronte dell'economia.
“In numerosi settori dell'economia – ha spiegato in un comunicato ufficiale pubblicato sul sito della presidenza – nonostante l'adozione di molte leggi e decisioni governative, non sono stati raggiunti cambiamenti positivi”. Già lo scorso mese Nazarbayev si era lamentato per il “cattivo lavoro” portato avanti da governo e banca centrale, pur riconoscendo il ruolo dagli stessi svolto nella riduzione dell'inflazione. Aveva poi definito i membri dell'esecutivo dei “codardi” per non aver risolto i numerosi problemi del sistema bancario, affermando che avrebbero dovuto occuparsi della questione dei crediti inesigibili per poi dimettersi.
Secondo il capo di Stato, il nuovo governo dovrà elaborare misure efficaci per migliorare il tenore di vita, stimolare l'economia e attuare gli obiettivi strategici. Tra i suoi progetti ci sono la destinazione di parte del denaro del bilancio pubblico e del fondo nazionale a favore dei ceti a basso reddito e nuove politiche per lo sviluppo regionale.
Mentre alcuni ministri e vice ministri potrebbero essere reintegrati nel nuovo esecutivo, la decisione segna la fine della premiership di Bakytzhan Sagintayev, cui subentra – per il momento – il vicepremier Askar Mamin, 53 anni, già a capo delle ferrovie nazionali (Kazakistan Temir Zholy).
Il Kazakistan si sta riprendendo dopo un crollo dei prezzi del greggio che ha innescato una crisi valutaria . Nazarbayev ha ordinato il più grande programma di privatizzazione nella storia del Paese, cercando di diversificare l'economia con l'aiuto di un fondo petrolifero da 58 miliardi di dollari. Lo stato ha anche speso almeno 18 miliardi di dollari per salvare le banche negli ultimi dieci anni, portando avanti una massiccia campagna di ricapitalizzazione degli istituti di credito.
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