La Turchia ribadisce: “No a truppe di terra” ma conferma l’aiuto alla coalizione

Il governo turco non invierà truppe di terra per liberare la siriana Kobane dall’assedio dell’Isis. A ribadirlo è stato il primo ministro, Ahmet Davutoglu: “Per salvare Kobane – ha detto – riprendersela e riconquistare le aree intorno alla città dal controllo dello Stato Islamico c’è bisogno di un’operazione militare”, che solo i peshmerga curdi e i miliziani dell’opposizione moderata a Bashar Assad possono condurre. “E se la coalizione internazionale non vuole inviare truppe di terra – ha chiesto retoricamente – come si può pensare che lo faccia la Turchia ponendo a rischio i propri confini?”.

E i peshmerga iracheni sono partiti dalla loro base di Erbil, nel Kurdistan iracheno, per raggiungere la città siriana di Kobane e aiutare i combattenti curdi a respingere l’assedio lanciato da oltre mese dai jihadisti dello Stato islamico. Da parte sua Ankara ha fatto sapere che i peshmerga possono entrare in territorio turco e superare “in ogni momento” la frontiera.  “Non c’è più alcun problema politico. Non c’è nessun problema ad attraversare la frontiera”, ha detto il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, citati dall’agenzia di stampa turca Anatolia. Due ufficiali curdi hanno confermato alla France presse la partenza dalla base di Erbil di oltre 150 soldati alla volta di Kobane: un primo contingente, di 80 uomini, raggiungerà la città siriana via terra attraverso la Turchia, mentre un secondo, di 72 militari, volerà in Turchia per poi essere dispiegati nella città di frontiera.  “Quaranta veicoli carichi di armi, artiglieria e mitragliatrici – ha detto uno dei due ufficiali – con 80 uomini sono partiti alla volta di Dohuk (provincia) e da lì oggi attraverseranno il confine”.  Gli altri 72 uomini partiranno domani.