E’ arrivata a Istanbul la “Marcia per la giustizia” partita 25 giorni fa dalla capitale turca Ankara per iniziativa del partito Chp, principale forza di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, all’indomani dell’arresto del suo deputato Enis Berberoglu. Centinaia di migliaia di persone, fra cui numerosi giovani, hanno sfilato per le strade dell’antica Bisanzio. Impressionante il colpo d’occhio nel quartiere di Maltepe, dove sventolavano centinaia di bandiere turche.
Gli organizzatori avevano detto di aspettarsi circa un milione di partecipanti, per dar vita alla più grande manifestazione dell’opposizione in Turchia negli ultimi anni. Previsioni che potrebbero essere rispettate anche se sul totale dei manifestanti c’è da aspettarsi l’ennesima guerra di numeri con le parti che tenderanno a sovrastimare o a ridimensionare la quantità di persone scese in piazza per contestare il governo. Il partito di opposizione ha messo a disposizione circa tremila mezzi partiti da 958 quartieri di Istanbul. L’intera area dell’evento è stata chiusa al traffico e controllata da imponenti misure di sicurezza.
La manifestazione arriva a quasi un anno dal tentato golpe che ha cambiato la storia recente della Turchia. Era il 15 luglio 2016 quando alcuni ufficiali dell’esercito tentarono di impossessarsi del potere. Il fallimento del colpo di mano ha innescato la stagione delle purghe subito inaugurata da Erdogan. Da allora gli arresti sono stati oltre 50 mila e le epurazioni più di 150 mila. Per l’opposizione, si tratta di un “golpe civile” che ha avuto inizio con la dichiarazione dello stato d’emergenza tuttora in vigore, il 20 luglio scorso.
Ecco le cifre del giro di vite contro i supposti affiliati alla presunta rete putschista di Fethullah Gulen.
Secondo i dati ufficiali, aggiornati venerdì dal ministro della Giustizia di Ankara, Bekir Bozdag, gli arresti sono stati in totale 50.504. Tra questi, ci sono almeno 8.849 agenti di polizia, 7.143 militari e 2.642 magistrati. In aggiunta, 8.069 persone ricercate risultano latitanti.
I procedimenti sono stati 168.801. La cifra complessiva dei fascicoli aperti, che comprende 48.371 indagati non detenuti ma sottoposti a diverse misure cautelari, tra cui il ritiro del passaporto.
Tra le persone licenziate o sospese dalle pubbliche amministrazioni ci sono almeno 51.776 docenti, professori universitari e dipendenti del ministero dell’Educazione, 41.793 poliziotti, 22.163 lavoratori dei ministeri dell’Interno e della Salute, 11.988 membri delle Forze armate e 8.999 del ministero della Giustizia, compresi circa 4 mila magistrati.
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