Imporre l’alimentazione forzata ai detenuti che sono in sciopero della fame è la legge approvata oggi dal Parlamento israeliano. L’obiettivo sarebbe quello di impedire ai reclusi palestinesi di fare pressioni sulle autorità rifiutando il cibo, come già accaduto negli anni scorsi dove decine di carcerati furono costretti al ricovero.
Sebbene i palestinesi non vengano menzionati esplicitamente, il ministro della Sicurezza interna dello Stato ebraico, Gilad Erdan, ha sottolineato la necessità di intervenire giuridicamente dal momento che “scioperi della fame da parte dei terroristi in prigione sono diventati uno strumento per minacciare Israele”.
La legge ha ottenuto 46 voti a favore e 40 contro e stabilisce che tale provvedimento sarà adottato solo se un medico ritiene che continuare a fare lo sciopero “possa rappresentare un rischio immediato per la vita del prigioniero o danni a lungo termine per la sua salute”.
Non sono mancate le critiche da parte dell’opposizione, come quelle della Lista araba unita che definisce tale decreto “una norma per torturare i detenuti palestinesi” e che “nega il loro “legittimo” diritto a resistere. Per molti questa legge rispecchia “la visione distorta” del governo di Netanyahu “sui valori democratici fondamentali”.
Leonid Eidelman, presidente dell’associazione Medici di Israele ha sottolineato che alimentare dei detenuti contro la loro volontà non è etico e per giunta, secondo l’Associazione israeliana per i Diritti civili lo sciopero della fame costituisce in sè “un legittimo mezzo di opposizione”.
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