Jihadisti in trappola a Mosul dopo che le truppe irachene hanno chiuso l’ultima strada per uscire dalla città. “Ogni miliziano dell’Isis rimasto morirà” ha detto l’inviato americano nella coalizione internazionale Brett McGurk parlando con i giornalisti a Baghdad mentre infuria l’offensiva per liberare la roccaforte del Daesh in Iraq. “Ogni combattente rimasto a Mosul sta per morire là – ha spiegato -. Noi siamo impegnati non solo per sconfiggerli, ma anche per assicurarci che non possano scappare“.
Il generale Maan al-Saadi, che guida l’antiterrorismo, ha detto che le forze governative controllano “oltre un terzo” di Mosul ovest, ed ha stimato che la liberazione di questa ultima parte di città sarà più semplice rispetto a quanto fatto per la zona est, che ha richiesto oltre cento giorni.
In uno degli ultimi raid compiuti dalla coalizione sulla città, fra l’altro, è morto il “sindaco” di Mosul scelto dal sedicente Stato Islamico. Ad annunciarlo è stata l’intelligence dell’esercito iracheno. “Mahmoud Fathi al Jibouri, noto come Abu Rusl, che svolgeva la funzione di responsabile amministrativo dell’Isis a Mosul, è stato ucciso in un attacco aereo della coalizione” si legge nella nota, citata dalla tv satellitare irachena al Sumaria. “L’operazione è stata eseguita sulla base di precise informazioni d’intelligence e ha preso di mira l’esponente terrorista che si trovava nell’incrocio tra Mosul Nuova e al Islah al Zirai“.
Intanto a Mosul Est, liberata dall’Isis, sono tornate alla luce statue e sculture di inestimabile valore di epoca assira. Secondo quanto riferito da autorevoli archeologi, il Califfato ha distrutto una moschea sunnita mentre non ha toccato i bassorilievi assiri, veri tesori risalenti a un’epoca antecedente all’Islam rinvenuti in tunnel sotterranei. Probabilmente l’intenzione era quella di metterli in vendita al mercato nero. I bassorilievi risalenti al 6/o e 5/o secolo avanti Cristo, parte del palazzo del re assiro Esarhaddon, figlio di Sennacherib, sono stati rinvenuti sotto la moschea sunnita di Giona (Yunis in arabo). La scoperta, hanno spiegato gli archeologi, è stata fatta ispezionando l’area dove sorgeva il luogo di culto islamico risalente al 12/mo secolo dopo Cristo, distrutto con la dinamite dagli integralisti dell’Isis.
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