Il panorama economico argentino è preoccupante. Nel paese sudamericano, scrive il quotidiano Clarin, crescono “il deficit, le emissioni, le aspettative di una ulteriore svalutazione e il costo del dollaro blu, mentre calano le esportazioni e dunque il surplus della bilancia commerciale, le riserve di valuta estera e l’attività produttiva”. Secondo l’analisi sull’Argentina dell’organismo di consulenza Economia e Regioni, pubblicata nel fine settimana, “la stagflazione peggiora trimestre dopo trimestre”. “La macroeconomia del paese deve principalmente affrontare tre problemi: il tasso di cambio, il calo dell’attività economica (e dell’occupazione) e il default del debito. I problemi del tasso di cambio – spiega il documento – creano un calo dell’attività e l’aumento dell’inflazione, mentre il default del debito aggrava entrambi”.
L’attuale strategia del governo argentino di affrontare a viso aperto i fondi avvoltoio genera aspettative negative e diminuisce il livello di attività promuovendo il circolo vizioso della stagflazione, un unione di inflazione e stagnazione, cioè sono contemporaneamente presenti sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una mancanza di crescita dell’economia in termini reali (stagnazione economica). Inoltre, il rapporto osserva che il governo non ha risolto i problemi ma li ha peggiorati perché ha intensificato le sue politiche fiscali e monetarie espansive, che sono la “fonte del problema”. Nel bel mezzo della polemica generata la scorsa settimana dal rifiuto del governo di riconoscere il calo dei salari reali, i centri di studio legati ai sindacati mostrano che in media quest’anno la perdita di potere d’acquisto dei dipendenti e dei lavoratori formali argentini sarà pari all’8 per cento, mentre nel caso dei dipendenti che versano l’imposta sul reddito crollerebbe addirittura del 12 per cento. Da questi dati risulta che la perdita di salario reale equivale quest’anno alla mancata erogazione di una tredicesima, se non peggio.
Questo spiega l’insistenza della maggior parte delle associazioni che rivendicano un aumento “di emergenza” o il pagamento di un bonus di fine anno per compensare questo declino del potere d’acquisto dei salari. Secondo l’Osservatorio sociale della Cta autonoma, diretta da Pablo Micheli, “la crescita dell’inflazione quest’anno aggrava il calo dei salari reali che si era già verificato nel 2013. Si tratta – continua l’organismo – del secondo anno consecutivo di calo dei salari reali”.
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