La foto del piccolo Aylan al-Kurdi che ha scosso il mondo intero divenendo il simbolo della tragedia dei migranti, torna nuovamente sulla rete, ma questa volta a pubblicare quel volto innocente sono i jihadisti dello Stato Islamico sulla loro rivista online “Dabiq”. I rifugiati siriani che cercano la salvezza in Occidente compiono “un grave e pericoloso peccato” e mettono “un’ipoteca” sulle vite e le anime dei loro figli. Così gli uomini di al Baghdadi commentano la morte del bimbo siriano trovato sulla spiaggia di Bodrum.
“Il pericolo di abbandonare la Dar ul-Islam” (la Casa dell’Islam), è questo il titolo dell’articolo in cui l’Isis mette in guardia i migranti dal cercare rifugio in Europa. “Purtroppo, alcuni siriani e libici sono disposti a rischiare la vita e le anime di chi hanno la responsabilità di crescere secondo la sharia – i loro figli – sacrificando molti di loro durante il pericoloso viaggio verso le terre dei crociati governate dalle leggi dell’ateismo e dell’indecenza.
Nel testo vengono elencati i rischi a cui si espongono i rifugiati giungendo con i propri familiari in Occidente, tra questi la “fornicazione, sodomia, la droga e l’alcol”. Lasciare il Califfato “apre una porta all’abbandono dell’Islam da parte dei nostri figli e nipoti per il cristianesimo, l’ateismo o il liberalismo”.
Se da una parte il premier ungherese, Viktor Orban, ha affermato che l’ondata di profughi dalla Siria e dall’Iraq può minacciare la radici cristiane del Vecchio Continente, dall’altra gli uomini dello Stato Islamico considerano il pericolo inverso, ossia che i rifugiati musulmani subiscano un processo di de-islamizzazione. “Se non cadono nel peccato, dimenticheranno la lingua del Corano – si conclude l’articolo – rendendo il ritorno alla religione e ai suoi insegnamenti più difficile”.
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