La crisi coreana sarà uno degli argomenti che Donald Trump affronterà durante il suo primo viaggio in Asia da presidente americano. L'occasione per discutere delle strategie da adottare contro il regime di Pyongyang sarà l'incontro con l'omologo sudcoreano Moon Jea-In, che lo riceverà a Seul, seconda tappa della missione.
Nam Gwan-pyo, vice capo del National Security Office presso l'Ufficio presidenziale, ha riferito che Trump arriverà in Corea del Sud dal Giappone verso mezzogiorno (le 5 del mattino in Italia) di martedì 7 novembre, visitando da subito la base militare Usa di Camp Humphreys, a 40 km a sud dalla capitale del Sud. Oltre al pranzo ospitato nella base, Trump sarà informato sull'operatività delle forze congiunte e sicurezza, vista l'imprevedibilità della Corea del Nord. Nel pomeriggio, ha detto Nam, ci sarà il summit con Moon alla Blue House e un meeting coi rispettivi funzionari governativi. A seguire, secondo i media locali, la conferenza stampa congiunta. L'8 novembre, Trump terrà l'intervento al parlamento, onore concesso al presidente Usa per la prima volta in oltre 20 anni. Dopo la visita al Cimitero nazionale, il tycoon partirà per Pechino.
A pochi giorni dalla visita due bombardieri americani B-1B hanno sorvolato lo spazio aereo sudcoreano per prendere parte al ciclo di manovre congiunte al poligono di Pilsung, a ridosso del confine col Nord, coinvolgendo jet militari di Seul e di Tokyo. In precedenza un dispaccio della Kcna aveva denunciato l'arrivo dei supercaccia Usa impegnati a “inscenare le prove di un attacco nucleare a sorpresa” contro la Corea del Nord.
La realtà “mostra chiaramente che gli imperialisti/gangster Usa sono quelli che stanno aggravando la situazione nella penisola coreana puntando ad accendere una guerra nucleare”, ha continuato la Kcna. “Gli imperialisti Usa”, che non dovrebbero agire “in modo avventato“, stanno facendo gli ultimi sforzi “per verificare l'avanguardia dinamica nordcoreana dispiegando gli asset nucleari in successione, ma la sua gente e i suoi militari non saranno mai spaventati da tali azioni”.
Gli Usa hanno fatto ancora volare i due B-1B Lancers in poco tempo: “Partiti dalla Andersen Air Force Base di Guam hanno tagliato la Corea per dirigersi verso il Giappone occidentale per integrarsi in operazioni coi jet della Koku Jieitai (le Forze di Autodifesa aeree nipponiche, ndr)”. Dopo, i Lancers sono poi ritornati in Corea del Sud per le manovre sul mar Giallo coi caccia di Seul. “Subito dopo il completamento dell'integrazione, i jet sono ritornati alle basi di appartenenza”. Una missione articolata e pianificata in anticipo senza avere una risposta misurata verso “eventi attuali specifici“. I militari di Seul, inoltre, hanno detto che è stato simulato un bombardamento congiunto al poligono di tiro di Pilsung, nella provincia di Gangwon, in coordinamento di due F-16K di Seul.