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Haftar pronto a marciare su Tripoli

Il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica e principale rivale di Fayez al Serraj, è pronto a marciare su Tripoli per porre fine agli scontri che da due settimane insanguinano la capitale libica. 

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A dirlo è stato lo stesso ex alto ufficiale di Gheddafi durante una riunione con una trentina di leader tribali, trasmessa in diretta tv da Al Hadath. Occasione nella quale Haftar ha apertamente criticato il progetto di nuova Costituzione che dovrebbe essere ratificato dal parlamento di Tobruk entro il 10 settembre. In diverse occasioni, il generale ha assicurato che l'Esercito nazionale libico è pronto a marciare su Tripoli e che la cattura della capitale sarà “rapida”. A tale scopo, Haftar ha rivelato di essere in contatto diretto con alcune milizie presenti nelle città di Misurata e Zentan. Il leader di Tobruk ha assicurato, inoltre, che anche alcune milizie presenti a Tripoli sarebbero pronte a prendere d'assalto la città. “Gli scontri degli ultimi giorni stanno cambiando la geografia della presenza delle milizie nella capitale”, ha detto il militare. “Non lasceremo cadere Tripoli, lì il popolo libico dovrà vivere in sicurezza”. Per quanto riguarda la Costituzione, Haftar ha detto che il progetto deve essere posticipato fino a dopo le elezioni e non prima, “altrimenti, il popolo libico la rifiuterà”. 

Strategia

Secondo l'emittente Radio France Internationale, alcuni analisti sostengono che Haftar intenda dare l'assalto alla capitale prima di novembre, quando è prevista una conferenza di pace in Sicilia, organizzata dall'Italia. Roma vorrebbe prima raggiungere un accordo tra le parti in conflitto in Libia, per poi portare il Paese alle elezioni il prossimo anno, mentre la Francia spinge per organizzare le consultazioni entro il 10 dicembre.

La situazione

Dopo la firma avvenuta martedì sera dell'accordo di cessate il fuoco mediato dalla missione delle Nazioni Unite Unsmil, la situazione risulta calma nella maggior parte dei luoghi degli scontri nel sud della capitale. In nove giorni di combattimenti tra le forze fedeli al governo di Tripoli e la milizia ribelle della Settima brigata si sono registrati almeno 66 morti, tra cui 21 civili, 187 feriti e 12 dispersi, mentre almeno 1.825 famiglie risultano sfollate dalla città dall'inizio degli scontri. Ieri, la Settima Brigata ha denunciato una violazione del cessate il fuoco, dopo essere stata attaccata da una milizia, conosciuta come al-Daman, in alcuni scontri che hanno causato almeno due feriti. 

Alberto Tuno

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