Dopo una seduta durata fino a notte fonda il parlamento di Atene ha approvato una mozione del governo che chiedeva l’autorizzazione per una proposta di accordo con Unione europea e creditori. Alla fine l’assemblea si è espressa con 251 sì, 32 no e 8 astenuti. Tra questi ultimi ci sono due ministri e il portavoce della Camera, mentre altri 15 deputati di Syriza hanno affermato di aver dato il via libera per non far cadere il governo. “L’accordo non è ciò che avevamo promesso e neppure ciò in cui crediamo – ha affermato il premier Alexis Tsipras –. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che il programma che ci viene chiesto è molto difficile da accettare, ma è pur sempre migliore di quello precedente. I sei mesi di questo governo sono stati sei mesi di guerra. Abbiamo combattuto, abbiamo perso e insieme abbiamo vinto”.
Tsipras ha sottolineato che “che la situazione è difficile, tremenda per la nostra società. Siamo a un passo dal fallimento, questo accordo almeno ci restituisce dignità”. “Non svendo il Paese”, ha poi soggiunto. Intanto Bruxelles dà fiducia ad Atene: il piano di riforme convince le istituzioni, che dopo averlo analizzato lo accolgono come “base di trattativa” e mettono sul tavolo un nuovo salvataggio da 74 miliardi di euro, di cui 58 dal fondo salva-Stati Esm e 16 dal Fmi. Una cifra superiore alla richiesta greca, che ne voleva 53,5, e che di certo incontrerà le resistenze tedesche. Dalla parte di Atene si sono schierati Francia, Italia, Malta, Cipro, gli “amici” della Grecia.
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