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Gaza sogna il ritorno alla normalità pensando a un nuovo aeroporto

Gaza cerca la sua normalità. E’ passato poco più di un mese dai raid e dall’invasione israeliana della Striscia e la piccola città dei Territori continua a contare i danni. Le ferite inferte dagli scontri  dalle bombe sono ancora visibili. A essere stati distrutti sono soprattutto gli obbiettivi sensibili. Come l’aeroporto, una volta orgoglio della città palestinese. Fu distrutto per la prima volta dal 2001 e da allora ogni tentativo di riedificazione si è dovuta scontrare con nuovi bombardamenti, come quello dello scorso luglio. “Qui c’erano l’entrata delle macchine e il parcheggio. Quello era l’edificio dei lavoratori. Qui c’erano le partenze, là gli arrivi”. Così l’ex controllore i volo Wasim Akharas ricorda l’importante scalo aereo, di cui oggi non restano che macerie.

Akharas ricorda ancora l’inaugurazione dell’aeroporto nel 1998. L’onore spettò all’allora presidente Usa Bill Clinton, l’artefice della storica stretta di mano tra Rabin e Arafat. La struttura dava un’identità al territorio e sembrava rappresentare, al tempo, un piccolo segnale verso il coronamento del sogno della sovranità nazionale. Un’utopia che oggi, a quasi 20 anni da quel giorno, sembra ancora lontanissima. La sua riapertura sarebbe un’autentica manna dal cielo per Gaza e per tutta la Striscia. Darebbe, infatti, ai palestinesi libertà di movimento e introiti vitali per l’economia dell’intera area. Non a caso la ricostruzione dello scalo sarà uno dei punti chiave dibattuti durante i prossimi negoziati di pace al Cairo.

 

 

Luca La Mantia

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