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FRANCIA, GIRO DI VITE CONTRO ISLAM RADICALE: CHIUSE 20 MOSCHEE

Nuovo giro di vite contro l’Islam radicale in Francia, ove il ministero dell’interno e le autorità locali hanno chiuso negli ultimi mesi una ventina di moschee e sale di preghiera. “In Francia non c’è posto per chi predica l’odio nelle moschee o nelle sale di preghiera e non rispetta un certo numero di principi repubblicani”, ha dichiarato il ministro dell’interno francese, annunciando che ci saranno altre chiusure e sono scattati “80 provvedimenti di espulsione e 10 attualmente sono al vaglio”.

Inoltre per combattere la radicalizzazione le autorità francesi stanno cercando di mettere a punto delle norme che consentano di rendere più trasparente il sistema di finanziamento dei luoghi di culto. Inoltre è previsto anche il rafforzamento della formazione e la creazione di una “Carta degli Imam” che devono conoscere le regole della Repubblica.

La Francia è il Paese europeo dove vive la più grande comunità musulmana e sul territorio dello stato ci sono circa 2.500 moschee e sale di preghiera, di cui 120 considerate fondamentaliste. Tra le varie misure per combattere il radicalismo è stato proposto anche un rafforzamento del consiglio teologico musulmano., composto da imam e studiosi, per sviluppare argomentazioni che “smontino punto per punto” la propaganda jihadista.

Quanto alle indagini Farid K, cugino trentenne di Abdel Malik Petitjean – uno dei due killer di padre Jacques – è stato incriminato ieri per partecipazione a un attentato terroristico nel quadro dell’inchiesta dell’antiterrorismo. Per gli inquirenti “era perfettamente a conoscenza, se non del luogo o del giorno preciso, dell’imminenza di un progetto di azione violenta del cugino”. Posto sotto esame, nel quadro di un’indagine parallela, anche il ventenne, Jean-Philippe J., che il 10 giugno arrivò in Turchia insieme a Petitjean con il preciso obiettivo di raggiungere la Siria. Entrambi vennero però espulsi dalle autorità turche il giorno successivo. Mentre è stato rilasciato il richiedente asilo siriano fermato nei giorni scorsi.

Edith Driscoll

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