Il passato per l'Irlanda è come una ferita che il tempo non rimargina. Mentre crescono i timori che la Brexit e la conseguente possibile chiusura del confine tra le “due Irlande” possa avviare una recrudescenza del conflitto, le tensioni degli anni dei “troubles” (le tensioni) che lasciarono una lunga scia di sangue tra il 1960 e il 1990 tornano a rivivere in aula di Tribunale.
Oggi, dopo 47 anni, è arrivata l'incriminazione per un ex militare britannico per la morte di due attivisti repubblicani a Derry, in Nord Irlanda, e il tentato di omicidio di altri quattro nella cosiddetta “Domenica di sangue” (il Bloody Sunday) del 30 gennaio 1972. Identificato come “soldato F”, era uno dei 17 membri del reggimento di paracadutisti inviati per reprimere una manifestazione per i diritti civili organizzata dalla comunità cattolica e repubblicana della città. I militari britannici aprirono il fuoco, colpendo 26 persone: 14 furono le vittime, 13 immediate e una quattro mesi dopo per le ferite riportate. Il “soldier F” è incriminato per gli omicidi di James Wray e William McKinney e il tentato omicidio di Joseph Friel, Michael Quinn, Joe Mahon e Patrick O'Donnell. Per quanto riguarda altri 16 soldati britannici e due ex membri dell'Ira, le prove sono state considerate “insufficienti” per incriminarli.
La verità su quella “Domenica di sangue” è come una chimera. Una luce sulle tenebre di omertà e silenzi si accese nel 2010, con il rapporto Saville voluto dall'ex premier britannico Tony Blair nel 1998. Il lungo documento di 5mila pagine avrebbe accertato che ai soldati britannici sarebbe arrivato l'ordine di sparare a freddo sui manifestanti. Il rapporto del deputato Mark Saville evidenzia che l'atteggiamento dei paracadutisti “fu assolutamente ingiustificato” e che “nessuna delle persone uccise dai soldati della Compagnia di Supporto era armata con un’arma da fuoco o una bomba di qualsiasi tipo”. Stamattina, in concomitanza con il processo, diversi familiari delle vittime del Bloody Sunday ha marciato per le strade di Derry per chiedere giustizia.
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