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Barak: “Agli Usa non conviene sconfessare l’intesa”

Ehud Barak, ex primo ministro israeliano e deciso avversario di Teheran, ha messo in guardia gli Usa sulle conseguenze che un ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano potrebbe produrre. “Se Trump – ha detto, citato dai media – scegliesse di sconfessare l’intesa, darebbe il pretesto agli iraniani di riprendere la loro corsa verso il nucleare”. Inoltre, a giudizio di Barak, la Corea del Nord “capirebbe che non ha senso negoziare con gli americani se questi, dopo un relativo piccolo lasso di tempo, possono cancellare un’intesa che è stata firmata”.

Altro esponente della comunità internazionale favorevole al mantenimento dell’accordo è Theresa May. L’intesa raggiunta nel 2015, ha detto la premier britannica durante una telefonata con Trump, “è di vitale importanza per la sicurezza della regione”. Il comunicato diffuso dal governo inglese precisa, poi, che i rappresentanti di Usa e Regno Unito rimangono in stretto contatto sino alla decisione del capo della Casa Bianca sul futuro dell’accordo. Molto attivo su questo fronte è anche il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, che ha avuto colloqui telefonici sia col Segretario di Stato Usa Rex Tillerson che col suo omologo iraniano,Javad Zarif, nei quali ha sottolineato che grazie al trattato “il mondo è più sicuro”.

Ma per Trump l’accordo continua a essere contrario agli interessi americani. “E’ frutto di un’incompetenza mai vista – ha detto nel corso di un’intervista a Fox News– Gli abbiamo dato 150 miliardi di dollari e noi non abbiamo ottenuto niente. E loro hanno avuto la strada spianata per costruire armi nucleari molto velocemente”.

L’annuncio sulla certificazione dell’intesa del 2015 da parte di Washington potrebbe arrivare in questi giorni. La strategia di Trump potrebbe essere la stessa utilizzata per gli accordi sul Clima di Parigi: rifiutare la ratifica per poi proporre a Teheran una revisione del patto a condizioni più favorevoli per gli Stati Uniti.

Luana Pollini

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