Vienna ha annunciato il suo ritiro dal Patto mondiale per le migrazioni, in quanto potrebbe gettare le basi per un diritto umano a migrare. Lo ha annunciato il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz.
“Per noi è importante che l'Austria non entri in un consueto impegno di legge internazionale, quindi abbiamo deciso di non aderire al patto”, ha dichiarato ha spiegato. Di conseguenza, Vienna non sarà presente alla riunione dei capi di Stato e di governo per adottare il Patto mondiale per le migrazioni sicure, ordinate e regolari, concordato lo scorso luglio alle Nazioni Unite. Il summit è in programma in Marocco il 10 e 11 dicembre. Dall'accordo si erano ritirati anche gli Stati Uniti e l'Ungheria.
Nel dettaglio il documento – noto anche come Dichiarazione di New York – prevede una serie di impegni per affrontare le questioni attuali e preparare il mondo alle sfide future e dare una “risposta globale ai rifugiati“.
Contiene dieci principi, dalla validità illimitata dei diritti umani per tutti i migranti al diritto sovrano degli Stati di definire la propria politica migratoria, 23 formulazioni di obiettivi e un elenco di misure per il loro raggiungimento. Nella lista ci sono la protezione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, indipendentemente dallo status, alla lotta a xenofobia, sfruttamento e traffico di essere umani. E ancora: impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l'erogazione dell'assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). “E' il primo accordo globale destinato a gestire meglio le migrazioni in tutte le loro dimensioni a vantaggio di Stati e comunità e con i diritti dei migranti in primo piano”, aveva dichiarato soddisfatto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.
Non la pensa così però l'ex ambasciatore americano permanente all'Onu, Nikki Haley: “La dichiarazione contiene disposizioni che non sono in linea con le politiche americane. Per questo il presidente Trump ha deciso che gli Stati Uniti metteranno fine alla loro partecipazione al processo“. E anche l'Ungheria che ne ha seguito le orme: il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha giudicato il documento “estremista“, “contrario al buon senso” e che va contro gli interessi del Paese”.
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