Il ministero dell’Interno egiziano sostiene di aver identificato il terrorista del Califfato che il 9 aprile ha compiuto l’attentato alla chiesa di San Marco ad Alessandria con 17 morti. Il dicastero ha promesso una ricompensa pari a quasi 5.200 euro (circa 30 volte uno stipendio egiziano medio) per informazioni su 19 sospettati per l’attentato suicida che nello stesso giorno ha causato almeno 29 morti nella chiesa di San Giorgio a Tanta.
L’attentatore di Alessandria, che nella rivendicazione Isis era stato indicato come Abu al-Baraa al-Masry, secondo il ministero era egiziano, si chiamava Mahmoud Hassan Mubarak Abdullah: 30 anni, residente a Suez, era dipendente di una “società petrolifera” e ricercato per terrorismo. Era cognato di Amr Saad Abbas Ibrahim, un latitante organizzatore di 3 cellule terroriste, una delle quali l’11 dicembre aveva colpito la cattedrale copto-ortodossa di Abbasiya al Cairo con 27 morti.
Il governo è impegnato nella caccia ai terroristi. Secondo l’agenzia Mena, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, nel fare le condoglianze al papa copto Tawadros “ha affermato che tutti gli apparti dello Stato non risparmieranno alcuno sforzo per individuare gli autori degli attentati alle chiese di Tanta e Alessandria e di assicurarli alla giustizia nel più breve tempo possibile”. Sisi, nell’assicurare che le famiglie delle vittime riceveranno “ogni attenzione da parte dello Stato”, ha affermato che l’Egitto “è determinato a proseguire i propri sforzi per far fronte al terrorismo fino allo sradicamento di questo fenomeno” che punta a “seminare la discordia tra i figli della patria“. Dal canto suo il patriarca Tawadros II, sempre secondo la Mena, ha “espresso i propri ringraziamenti” per la visita di Sisi in cattedrale e ha affermato “che il terrorismo non riuscirà mai a dividere le fila degli egiziani e ad attentare alla loro unità e stabilità“. A suo dire “l’amicizia e l’unità sono l’unico mezzo per mantenere la stabilità del paese e sterminare il terrorismo”.
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