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Nuova scoperta nella Valle dei Templi di Agrigento, rinvenuta la piazza di Akragas

Proseguono senza sosta gli scavi ad Agrigento a seguito del rinvenimento del teatro ellenico che, secondo gli archeologi, è una specie di “vaso di Pandora”. Infatti, pian piano sta tornando alla luce l’antica città di Akragas, la polis fondata dai greci intorno al 580 a.C. L’ultimo ritrovamento, in ordine di tempo, è la piazza antistante il teatro, uno spazio molto grande che misura circa 280 metri per 170.

“La scoperta del teatro è avvenuta nell’ambito di un lavoro più ampio che interessava la parte monumentale della città”, fa sapere l’archeologo Luigi Caliò, docente dell’Università di Catania. Al contrario, la piazza è stata rinvenuta in un secondo momento, ovvero mentre il team stava procedendo a ridefinire la nuova pianta di Agrigento. In quel momento è stata individuata una nuova strada larga ben 13 metri.

Gli studiosi si sono accorti che gli isolati misuravano 150 metri invece che 280. “L’unico che rimaneva della lunghezza di 280 metri era quello che fiancheggiava la piazza ad est, che corrisponde all’isolato 1 del quartiere ellenistico. Dal momento che dalla parte opposta ci sono gli edifici pubblici della città (ekklesiasterion e bouleuterion), l’agorà deve essere compresa tra questi e ha un’ampiezza di 170 per 280 metri circa”, spiega Caliò.

“Il teatro occupa la parte meridionale della piazza, laddove i livelli di quota del terreno scendono velocemente – continua l’archeologo – È stato proprio questo cambio di quote che ci ha fatto sospettare l’esistenza del teatro”. E’ un complesso enorme, che gli archeologi stanno cercando di sottrarre alle polveri del tempo armati di pale, picconi e pennelli. Ciò che è emerso è “una situazione articolata dal punto di vista stratigrafico“. Infatti è stato ritrovato l’analèmma, cioè uno dei due muri che delimitano la struttura a sud e che separa gli “spalti” dalla scena, ma ne è presente anche un altro, che, secondo gli studiosi, dovrebbe essere una terrazza.

Nell’equipe anche Monica Livadiotti del Politecnico di Bari, gli archeologi Francesca Leoni e Luciano Piepoli, gli architetti Antonello Fino e Alessandro Labriola. Il loro obiettivo è comprendere le architetture, le strutture e il funzionamento degli edifici rinvenuti all’interno dell’area. Grazie alla collaborazione con l’Università del Molise e il Cnr Itabc, il tutto coordinato da Marilena Cozzolino, il team sta portando avanti anche indagini geoelettriche, avvalendosi anche di rilievi laser scanner e analisi topografiche, guidate dai professori Mariangela Liuzzo e Emanuele Brienza dell’Università Kore di Enna.

Edith Driscoll

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