David di Donatello, Virzì trionfa con “La pazza gioia”. A Benigni il premio alla carriera

Il trionfatore annunciato era Paolo Virzì e, alla fine, il suo film on the road “La pazza gioia” ha fatto incetta di premi nella serata dei David di Donatello (condotta da Alessandro Cattelan), tra i quali Miglior film, Miglior regia e Migliore attrice protagonista, assegnato a un’emozionatissima Valeria Bruna Tedeschi. Buon successo anche per l’altro candidato forte, “Indivisibili” di Edoardo De Angelis, con 6 premi su 17 candidature (le stesse della pellicola di Virzì ma con un David in più). Il premio per il Miglior attore protagonista se l’è aggiudicato Stefano Accorsi, per il film “Veloce come il vento”, anch’esso vincitore di 6 statuette. Il grande sconfitto della serata è stato Marco Bellocchio, con il suo “Fai bei sogni”: ben 10 le candidature ma, al termine della cerimonia, nessun David da mettere in bacheca.

Bruni Tedeschi “pazza di gioia”

Non è stato il film più premiato, quello di Paolo Virzì, ma il vero protagonista della serata è stato proprio il regista livornese: “La pazza gioia” è un bel film, che sonda con coraggio il delicato mondo della fragilità mentale mettendolo in scena attraverso un road movie dalla grande e coinvolgente carica emotiva. Merito del regista, certo, ma anche di due attrici di talento ed espressività, come Valeria Bruni Tedeschi (che giustamente si aggiudica il premio di Miglior attrice) e Micaela Ramazzotti (candidata per la stessa categoria), capaci di calarsi alla perfezione nei difficili panni delle protagoniste. E, in un minuto sul palco fatto di lacrime e risate, la Bruni Tedeschi (affiancata dalla Ramazzotti) diverte e si diverte, ringraziando un po’ tutti: genitori, amici e amiche, figli e pubblico, ma anche “Leopardi, Ungaretti, De Andrè, Anna Magnani e Paolo Virzì, che mi ha dato la possibilità di interpretare questo buffo personaggio”.

Gli altri vincitori

In una cinquina maschile “da paura”, con nomi come Mastrandrea (che, durante la premiazione come Miglior attore non protagonista per “Fiore”, ricorda il giovanissimo attore Josciua Algeri, protagonista del film e recentemente scomparso), Servillo, Riondino e Rubini, a spuntarla è stato Stefano Accorsi, empatico ed iconico interprete dell’ex (talentuoso) pilota GT, poi tossicodipendente, Loris De Martino. E, se le bravissime gemelle Angela e Marianna Fontana non hanno ottenuto la palma di miglior attrice, a pareggiare un po’ i conti ci ha pensato Antonia Truppo, Migliore non protagonista femminile per la pellicola “Indivisibili”: “Ero sicura che non avrei vinto”. Altrettanto atteso era il film “Il più grande sogno”, docufilm girato nella periferia romana, teatro di caduta e riscatto, e premiato con l’ambito “3 Future award” per la pellicola più originale.

Ovazione per Benigni

Standing ovation per Roberto Benigni che, dopo la performance al Quirinale davanti al presidente Mattarella, ha ricevuto il David di Donatello alla carriera salutato dagli scroscianti applausi del pubblico: “Il cinema italiano è il più grande del mondo, abbiamo reso grande l’arte più fragile e giovane, sentitevi sommersi dalla piena della mia gratitudine. La vita è larga, bella, dolorosa e sacra, è il cinema che me l’ha fatto scoprire”. Poi si è rivolto a sua moglie, da sempre la sua musa ispiratrice: “Dedico il premio a Nicoletta Braschi, ho fatto tutto per lei e con lei, questo premio è suo, l’appartiene. Vorrei che, in cuor suo, lei lo dedicasse a me”.