Incriminati in tre: “Avrebbero armato l'attentatore”

Sono trascorsi quasi due mesi dall'attentato al mercatino di Natale di Strasburgo, quello messo in atto da Cherif Chekatt e costato la vita a cinque persone, fra le quali il giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi, in Francia per assistere alla plenaria dell'Europarlamento. Ora, dopo quasi sessanta giorni di indagini, tre dei cinque arrestati con l'accusa di connessioni con l'attentato o l'attentatore sono state incriminate per cospirazione criminale terroristica, secondo quanto riferito dai media francesi, i quali hanno citato fonti giudiziarie. I tre, in particolare, sarebbero accusati di aver fornito le armi a Chekatt o di averlo aiutato a entrarne in possesso. Quelle stesse armi con le quali ha messo poi in atto la strage al mercatino di Natale dove, oltre alle cinque vittime, erano rimaste ferite altre 11 persone.

L'accusa

Le altre due persone arrestate martedì sono state rilasciate senza accuse contro di loro. I cinque erano stati arrestati martedì scorso, proprio per il sospetto di aver armato il killer dell'11 dicembre: i tre incriminati apparterrebbero alla stessa famiglia e l'accusa formulata contro di loro è per “possesso e trasferimento di un'arma di categoria B in relazione a un'impresa criminale”, oltre che per “cospirazione con criminali terroristi”. Secondo l'autorità giudiziaria, i tre (rispettivamente di 32, 34 e 78 anni) avrebbero fornito una pistola da 8 mm pochi giorni prima dell'attacco. Gli arrestati sono stati trasferiti presso l'ufficio antiterrorismo di Levallois-Perret, nei pressi di Parigi.

Il killer

Cherif Chekatt, 29 anni, era da tempo in una lista speciale dell'Intelligence francese in quanto sospettato di essere radicalizzato. Dopo aver compiuto la strage a Strasburgo, l'uomo si era dato alla fuga, braccato per due giorni dalle Forze dell'ordine che, infine, l'avevano ucciso al termine di uno scontro a fuoco al confine con la Germania. Un episodio, quello dell'Alsazia, che ha confermato il grave rischio al quale la Francia è tuttora esposta, tanto da vigere uno stato d'allerta massima da quasi 4 anni.