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Covid-19, Chiorazzo (Auxilium): “Rivedere il modello di contenimento. Puntare al modello coreano”

Rivedere il modello di contenimento: è la proposta di Auxilium, la cooperativa attiva nel sociale. “Ci chiediamo se non sia il caso di fare uno sforzo in più anche nel piano di contenimento del Covid-19, per contemperare le primarie esigenze di salute con quelle del benessere futuro delle persone e del Paese, guardando più all’esperienza coreana che a quella cinese”. É quanto sostiene Angelo Chiorazzo, vicepresidente nazionale dell’Agci (Associazione Generale Cooperative Italiane) e fondatore della Cooperativa Auxilium.

Il modello “cinese all’italiana” non basta

“L’intervento che stiamo mettendo in campo – spiega Chiorazzo – si basa sostanzialmente su quello cinese, ma con meno restrizioni” e “noi difficilmente riusciremo a superare questa crisi sanitaria con un modello cinese ‘all’italiana’ e neanche esaltando qualche aiuto simbolico che arriva da Cina, Russia e Cuba”. Chiorazzo indica il modello della Corea del Sud che “ha superato il virus effettuando tamponi su scala molto più ampia della nostra, unendo una tracciatura capillare degli spostamenti e dei contatti avuti dalle persone risultate positive. La messa in quarantena dei soli cittadini a rischio per spezzare la catena dei contagi, lascerebbe la possibilità alle altre persone di tornare al lavoro, limitando i danni economici e sociali che stiamo subendo. Questo è un modello che tutta l’Unione Europa potrebbe adottare, dimostrando vera coesione”.

Grati a chi è in prima linea

“Una scelta di questo tipo – conclude Chiorazzo – consentirebbe anche la migliore assistenza a chi ne ha bisogno, grazie alle energie messe in campo da tutti. A questo proposito bisogna essere grati alle cooperative, che in questo periodo, in silenzio, stanno lavorando negli ospedali, nelle Rsa, nelle case di risposo e nell’assistenza domiciliare, che sta dimostrando quanto sia strategica per il Ssn e quanto ancora potrebbe fare, sia per chi è in quarantena, sia per chi può essere curato a casa. É necessario che lo Stato provveda urgentemente a fornire i dispositivi per lavorare in sicurezza. Insieme ce la faremo”.

Manuela Petrini

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