Siamo sempre più persone nel mondo, ma paradossalmente il tasso di feritità si è dimezzato in poco più di mezzo secolo. Lo rivela il rapporto Global Burden of Disease (Gbd) pubblicato sulla rivista Lancet in cui si evidenzia una situazione mondiale ambivalente: in quasi la metà dei paesi (91) il numero di figli non basta a garantire l'attuale numero di abitanti; nell'altra metà (104), al contrario, la prole è invece in aumento.
Nello stesso periodo, rileva il rapporto, vale a dire dal 1950 ad oggi, la popolazione mondiale è quasi triplicata, passando da 2,6 miliardi di persone a 7,6 miliardi. Nel 1950 il numero medio di figli per donna era di 4,7, mentre nel 2017 è arrivato a 2,4, pur con grandi differenze tra un paese e l'altro. Si va dal picco massimo del Niger con ben 7,1 figli per donna, a quello minimo di Cipro, di uno solo. Se si scende sotto la soglia di 2,1, dicono i ricercatori, la popolazione inizierà a ridursi: nel 1950 nessun paese del mondo era in questa situazione.
“Abbiamo raggiunto questo livello spartiacque, in cui la metà dei paesi ha un tasso di fertilità insufficiente a garantire il ricambio della popolazione – commenta Christopher Murray, dell'università di Washington -. Se non si interviene, la loro popolazione calerà”. “Metà delle nazioni produce ancora abbastanza figli per crescere, ma visto che sempre più paesi crescono economicamente, il tasso di fertilità si abbasserà”. Dunque, conclude Murray, “presto saremo ad un punto di transizione dove bisognerà affrontare il calo della popolazione” su scala mondiale.
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