A Pasquetta tutto esaurito nei 24 mila agriturismi d’Italia, scelti per il pranzo, anche di Pasqua, da una comitiva su 10. Ma se sono al completo a tavola per il 100%, non altrettanto accade per i soggiorni che sono andati a rilento con le camere piene all’80% e prenotazioni last second. Colpa, ancora, dell’incognita Covid e di una crisi economica esasperata dalla guerra in Ucraina. Questo il primissimo bilancio stilato da Cia-Agricoltori Italiani con Turismo Verde, la sua Associazione per la promozione agrituristica che allunga le aspettative sull’estate.
Infatti, “è difficile – dice Cia riportata da Ansa – parlare già di vera ripartenza. In atteggiamento contenitivo per la guerra e il caro-energia, gli italiani che tornano a concedersi il fuori porta, tra questa prima festività dell’anno e i prossimi 25 aprile e 1° maggio, stanno già rinunciando a due gite su tre, si concedono un solo pernotto e spenderanno in totale tra il 10 e il 25 per cento in meno rispetto al 2019, anno in cui i turisti di Pasqua crearono un giro d’affari sopra gli 8 miliardi, ma quello fu anche l’anno del lungo ponte. Per il prossimo bisognerà aspettare il 2025″.
Secondo Cia, quello che emerge dai primi dati sugli spostamenti di questa Pasqua 2022, è il ritratto di un’Italia che stenta a riprogrammare la normalità. Ha bisogno di vacanze – circa 14 milioni di persone hanno comunque fatto le valigie in questi giorni – ma organizza last second o finisce per disdire. E la gestione delle prenotazioni, sottolinea Cia, è la vera impresa per gli operatori del settore.
Mentre fino al 2019 si ricevevano richieste di soggiorno 2/3 mesi prima, “adesso è questione di settimane, se non di poche ore dalla previsione di arrivo. Nel caso dei pranzi di Pasqua e Pasquetta, rimpiazzare le disdette non è stato difficile. Per i pernotti, invece, il guadagno è perso e supera in media i 15 mila euro a struttura, da inizio anno a oggi”.
Si guarda alle previsioni di ripresa di tutto il turismo nazionale con il ritorno degli stranieri già in questa primavera, pari al 30% delle presenze tra ieri e oggi, rappresentate per lo più da tedeschi e inglesi. Nell’incertezza generale, conclude Cia, ciò che resiste e cresce “è il valore delle destinazioni regionali per riscoprire l’Italia delle piccole comunità e delle autentiche ricette tradizionali, in montagna e collina, dove si trovano l’84% degli agriturismi del Paese”.
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