Una nuova eruzione del vulcano Semeru, in Indonesia, ha costretto i soccorritori a sospendere la ricerca degli eventuali sopravvissuti. Le immagini postate sui social mostrano l’entità della devastazione provocata dalla montagna più alta dell’isola di Giava con le strade ricoperte di cenere e fango e migliaia di persone in preda al panico che fuggivano dalle loro case.
I morti sono almeno 15 persone, altre 27 sono ancora disperse. “Tutte le squadre sono state temporaneamente ritirate perché c’è stata una piccola eruzione e potrebbe essere pericoloso”, ha spiegato uno dei soccorritori, Rizal Purnama, riportato da Ansa. “La ricerca continuerà quando la situazione sarà un po’ più sicura”.
Semeru, anche chiamato Gunung Semeru, è la montagna più alta dell’isola di Giava ed uno dei suoi vulcani più attivi. Conosciuto anche come Mahameru (La Grande Montagna), è molto ripido e si erge nettamente sul piano costiero della parte est di Java. Dei laghi vulcanici si sono formati seguendo una linea fino alla sommità.
La storia delle eruzioni del monte Semeru è ampia. Dal 1818, sono state riportate almeno 55 eruzioni (di cui una decina hanno causato delle morti) consistenti sia di colate di lava e di attività piroclastiche. Delle moderate eruzioni esplosive sono state registrate con una certa regolarità.
Il monte Semeru è in uno stato di eruzione quasi continua sin dal 1967.Attualmente il vulcano Semeru presenta un’attività di tipo stromboliana con fuoriuscite dal cono di scorie di roccia piroclastica e lapilli. Il vulcano ha poi eruttato sabato 4 dicembre provocando morti e feriti. La cenere e la lava fredda hanno ricoperto interi villaggi: gli abitanti hanno dovuto passare la notte al riparo in rifugi e moschee. Il villaggio di Lumajang – il più colpito – è stato ricoperto da uno spesso strato di lava fredda e cenere e i soccorritori continuano a scavare tra i detriti. L’ultima grande eruzione del Semeru risaliva a dicembre 2020. Lo scorso 16 agosto aveva eruttato un altro grande vulcano indonesiano, il Merapi, sempre a Giava, con migliaia di persone costrette a lasciare l’isola.
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