Chiunque tenti di dividere la Cina in qualsiasi sua parte sarà ridotto in polvere e finirà con le ossa spezzate”. Mai il leader cinese Xi Jinping aveva usato parole così dure. Lo ha fatto la settimana scorsa, mettendo come destinatari i manifestanti di Hong Kong, una città sconvolta da 5 mesi di proteste anti-cinesi. Da sabato, i soldati cinesi di stanza nella città, pattugliano le strade: il loro scopo “ufficiale” è ripulire le vie dai detriti. Lunedì i reparti speciali della polizia locale girano con i fucili d’assalto, e avvertono: “D’ora in poi useremo munizioni vere”. L’Esercito popolare cinese ha dichiarato: “Proteggeremo HK”. La Corte suprema, a sorpresa, annulla la legge anti-mascherine voluta dalla governatrice Carrie Lam. Hong Kong è ormai sull’orlo della guerra civile, o di un’invasione di Pechino. Dunque la crisi ad Hong Kong è davvero grave e rischia di prendere vicoli senza vie d’uscita, almeno da quando i manifestanti hanno iniziato a chiedere libere elezioni per fortificare democraticamente il loro status di Città autonoma come da trattato anglo-cinese sottoscritto nella occasione della consegna alla Cina della ex colonia inglese. Pechino sulle elezioni si è rimangiata la parola data, ed ha timore che le proteste di Hong Kong, siano benzina sul fuoco almeno per le città geograficamente più vicine come Shenzhen dove malumori e manifestazioni di malesseri sono all’ordine del giorno. Insomma Pechino se è preoccupata di tirare la corda nella vecchia colonia inglese dove passano gran parte delle transazioni del commercio cinese con l’occidente e che vedrebbe la comunità internazionale molto contraria alla repressione, dall’altra, il fuoco della libertà che li arde, potrebbe incendiare molti centri industriali cinesi, dove si registrano contraddizioni gravissime, sinora governate dallo Stato centrale. Ma è inutile dire che le democrazie occidentali sono molto attente alle sorti di quel paese. Una potenza economica così grande ed in continua espansione, non può continuare il suo sviluppo senza democrazia, ne va delle sorti future della Cina, ma anche del mondo intero. Le attività economiche molteplici che questo paese estremo orientale conduce con l’occidente, ci fa ritenere che è a noi vicina, ma l’esperienza di Hong Kong ci dice che non è così.
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