“Ci colpivano senza tregua”: questo è solo uno dei racconti dei 12 migranti ascoltati dall’organizzazione internazionale “Human rights watch” e che racconta la quotidianità di chi ha tentato, e tenta ancora, di entrare in Ungheria dalla Serbia. I migranti sono stati percossi e ricacciati oltre il confine verso Belgrado da parte della polizia: è la denuncia cotenuta nel rapporto stilato dall’Organizzazione non governativa con sede a New York.
“L’Ungheria sta infrangendo tutte le regole previste per i richiedenti asilo che transitano attraverso la Serbia, ricacciandoli sommariamente e rispedendoli indietro attraverso il confine – ha spiegato Lydia Gall, ricercatrice per i Balcani e l’Est Europa presso Human rights watch -. Le persone che entrano in Ungheria senza permesso, inclusi donne e bambini, sono stati violentemente percossi e forzati a tornare indietro attraverso il confine”.
Le conclusioni del rapporto si basano su testimonianze raccolte tra aprile e maggio. “Facevo parte di un gruppo di 30-40 persone, nel quale c’erano anche bambini e donne – racconta Farhad, un iraniano di 34 anni -. Era notte, pioveva, siamo riusciti a passare sotto il filo spinato e a spingerci per due chilometri in Ungheria quando siamo stati localizzati da polizia e membri dell’esercito. Non avevo mai visto niente del genere, cinque o sei soldati ci hanno preso uno per uno, ci hanno legato le mani dietro la schiena con cavi di plastica, tempestandoci con calci e pugni e bastonandoci”.
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