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Thailandia: “Lo Stato sia unito nella lotta al traffico di esseri umani”

“Lo Stato civile sia unito nella lotta al pericolo del traffico degli esseri umani”. E’ stato questo il tema della relazione sul piano contro il traffico di esseri umani rilasciato dal Ministero della Thailandia nel primo trimestre di quest’anno. Nel Paese del sud-est asiatico, ogni 5 giugno ricorre la Giornata contro il traffico di esseri umani.

La tratta: piaga endemica

Il gen. Prayuth Chan-o-cha, primo ministro del governo thai, ripreso da Asia News ha dichiarato: “Come riportato nella relazione del 2016, la tratta di persone è una problematica molto complicata e complessa in Thailandia, poiché essa viola i diritti umani in maniera seria. Il governo thai continua a combattere questa piaga in modo continuo, adottando misure di protezione e prevenzione in settori correlati. Ogni settore è invitato a portare avanti il mandato del governo nella lotta contro il traffico di esseri umani con la politica di tolleranza zero, al fine di perseguire e punire i trasgressori con il massimo possibile”.

La “Strategia delle cinque P”

“Il piano contro la tratta di persone – spiega il generale – è la ‘Strategia delle cinque P’, che include: la Politica, il Procedimento penale, la Protezione, la Prevenzione e il Partenariato. Per citare alcuni esempi della strategia, oltre al fatto che il problema è stato inserito nell’agenda nazionale, quest’anno i fondi stanziati sono aumentati del 23,88%. L’efficienza dell’azione legale nella lotta alla tratta è passata dal 5% del 2015 al 19,92% del 2016. Quanto alla protezione, alle 196 vittime è stata data la possibilità di un impiego, mentre ai testimoni dei processi è consentito di rimanere in Thailandia fino a due anni, invece di uno solo. Inoltre, alle vittime vengono forniti 138 interpreti qualificati e altri 89 interpreti volontari per alleviare sofferenze o preoccupazioni”.

“Invito le autorità interessate – ha continuato il primo ministro – a sottolineare i risultati degli obiettivi, integrando il lavoro al fine di sviluppare una maggiore comprensione del problema sia al livello nazionale che internazionale; a creare una visione della società thailandese in cui si realizzi che la tratta di esseri umani è un pericolo vicino e illegale. Tutti noi dovremmo rispettare i diritti dei nostri concittadini”. Il gen. Chan-o-cha ha infine suggerito l’idea di apportare le necessarie modifiche allo statuto di qualsiasi organizzazione ostacoli il sistema di lavoro nel suo complesso.

La testimonianza

Commentando le parole del gen. Chan-o-cha, una fonte di AsiaNews afferma: “Nella politica thai si discute molto del traffico di esseri umani. Tuttavia, la situazione non è affatto migliorata. Bangkok rimane il centro della tratta di persone. Ancora oggi migliaia di lavoratori non regolari vengono ‘esportati’ per essere impiegati all’estero da compagnie che, una volta giunti sul posto, li privano dei loro passaporti e li costringono al lavoro, talvolta non retribuito. Non potendo contare su una paga regolare, essi rimangono ostaggi di queste compagnie e non possono far ritorno alle loro famiglie”.

“Per quanto riguarda la prostituzione – prosegue la fonte di AsiaNews – essa rappresenta un vero e proprio business, condotto da persone potenti che ne traggono immensi benefici economici. Vi sono coinvolti anche esponenti corrotti delle forze dell’ordine. Esiste qualche programma per il recupero delle ragazze vittime della prostituzione, ma in realtà questa è come una fabbrica di soldi che nessuno ha interesse a chiudere”.

Ex Siam

La Thailandia, nota anche come Siam, è diventata tra gli anni ’80 e ’90 uno dei nuovi paesi industrializzati ed è economicamente considerata una media potenza a reddito medio. Conta circa 66 milioni di abitanti, di religione buddista, che vivono principalmente nelle campagne e vivono di agricoltura. La prostituzione femminile e maschile, anche di minori, è largamente diffusa, non solo nei locali ma anche a cielo aperto, soprattutto nella capitale Bangkok.

Autore Ospite

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