Afferma Samuele Ciambriello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale in Campania: “Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) sostiene di averne acquistati 5000 ma intanto anche nella nostra Regione i tempi di attesa per i detenuti che hanno ottenuto un’ordinanza di concessione della misura alternativa della detenzione domiciliare con applicazione del braccialetto elettronico, sono diventati lunghi e vanno sia a compromettere i contenuti del decreto legge 17 marzo 2020, numero 18 e le scelte della magistratura di sorveglianza, sia creano sentimenti di angoscia in coloro che ne sono beneficiari”. E, prosegue il garante campano dei detenuti, “tale frustrazione e malessere hanno portato un detenuto del carcere di Aversa a compiere un grave tentativo di gesto estremo, scongiurato soltanto grazie alla professionalità e alla prontezza del personale in servizio“.
Il garante Ciambrello elogia la “direttrice reggente del carcere di Aversa, Carla Mauro, per la lettera-denuncia inviata al ministero della Giustizia-Dap in cui chiede di interessare nuovamente il dicastero dell’Interno-dipartimento di pubblica sicurezza per ogni utile intervento atto a ridurre la lunghezza dei tempi di attesa, che non soltanto va ad inficiare il criterio di semplificazione sotteso alla normativa deflattiva in parola, ma che soprattutto mina il clima generale dell’istituto, già provato dal particolare periodo di emergenza nazionale”. La direttrice, nella lettera inviata anche al garante per conoscenza, sostiene di essere in attesa di 10 braccialetti elettronici per i suoi detenuti. “È una vergogna, sia la mancanza di braccialetti, sia il fatto di volerli utilizzare per forza per fare uscire i detenuti che devono scontare ancora solo 18 mesi di reclusione, in misura di detenzione domiciliare- evidenzia il garante- Ma la politica ha capito che il carcere è una polveriera con miccia corta?”.
Il Siap (sindacato italiano appartenenti Polizia) sollecita, perciò, un “salto di qualità” e chiede che “la polizia penitenziaria diventi polizia dell’esecuzione penale”. Quindi, precisa a Interris.it il leader sindacale dei poliziotti italiani Giuseppe Tiani, la proposta del Siap è che gli agenti “non sorveglino più soltanto i detenuti all’interno di un un luogo chiuso come il carcere ma anche, in base a determinate funzioni, controllino chi esce per svolgere lavori esterni o per terminare la pena a casa”. E ciò può avvenire “secondo un inquadramento di dipendenza gerarchica dal dicastero della Giustizia e funzionale dal ministero dell’Interno”. L’esempio da seguire, secondo Tiani, è quello tedesco. “In Germania si fanno uscire con il braccialetto elettronico i detenuti che hanno residui di pena di alcuni mesi in modo che possano essere impiegati in mansioni socialmente utili (come prendersi cura del verde pubblico) sotto il controllo della polizia. In questo modo vengono immesse in un circuito virtuoso persone che stanno terminando di scontare la loro pensa per crimini minori“.
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