La globalizzazione fa i conti con le proprie contraddizioni. Anche in Europa, non solo nei Paesi cosiddetti emergenti o nel Terzo Mondo, cresce il traffico di esseri umani ai fini dello sfruttamento lavorativo. Addirittura in alcuni Paesi ha superato lo sfruttamento sessuale come principale forma di tratta. A rivelarlo, proprio alla vigilia del Primo Maggio, è il settimo report del gruppo di esperti sulle azioni contro il traffico di esseri umani (Greta, Group of experts on action against trafficking in human beings) del Consiglio d’Europa.
“Il nostro monitoraggio mostra che sono sempre di più le persone vittime di tratta, costrette a lavorare in pessime condizioni in Europa, sia all’interno che oltre i confini nazionali – ha detto Siobhán Mullally, presidente di Greta, come riferisce il Redattore Sociale – Le vittime sono spesso riluttanti a uscire allo scoperto perché temono deportazioni o ripercussioni da parte delle reti criminali della tratta. Procedimenti e condanne dei responsabili sono molto rari”.
Il rapporto di Greta è basato su una verifica Paese per Paese. I luoghi dove il turpe fenomeno è più diffuso sono Belgio, Cipro, Georgia, Portogallo, Serbia e Regno Unito. Le vittime sono soprattutto uomini, ma non mancano donne e minori. Gli uomini sono sfruttati nell’industria, ma anche in agricoltura, nel settore delle costruzioni e nella pesca. Mentre le donne sono sfruttate in situazioni più isolate come il lavoro domestico o di cura, dove spesso sono vittime anche di sfruttamento sessuale. “Alcuni Paesi hanno fatto importanti passi in avanti in questo ambito, ma molti altri devono migliorare le loro politiche e pratiche – ha concluso Mullally –. Gli Stati europei devono lavorare a stretto contatto con le ong, i sindacati e le aziende private per porre fine a questa atroce forma di sfruttamento e abuso”.
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