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Io sono Alfie

#IosonoAlfie. Dovrebbe affermarlo sempre chiunque riconosca la precarietà dell'essere umano. Non siamo robot – per quanto anch'essi prima o poi arrugginiscono – perfettibili o senza anima. Io sono Alfie perché ho un cuore come questo bambino che da ieri riconosciamo orgogliosamente quale nostro concittadino. E che, ancor prima, è come ognuno di noi un abitante di un mondo che quotidianamente, e in diversi modi, tenta di estromettere l'umanità, facendola implodere. 

L'essere umano si autodistrugge, promuovendo l'omicidio, assistito da leggi diaboliche in nome di chissà quale diritto. Dobbiamo però continuare a lottare assieme a Thomas, a Kate (i genitori) e ad Alfie stesso, perché siamo come lui ogni volta in cui ci emozioniamo o turbiamo assistendo alla relativizzazione di quel battito del cuore che ci parla di vita, speranza, ascolto e felicità. Essere e farsi, evangelicamente, “piccoli” è motivo di gioia come qualcuno più in alto di noi ci ha insegnato e testimoniato.

Tra le tante contraddizioni c'è anche quella di un regno che da una parte minaccia la vita di un bimbo e dall'altra festeggia con tutti gli onori il nuovo “Royal baby”. Ma “reali” sono entrambi… Infatti, che differenza c'è tra questi due pargoli, tra i tanti bimbi appena nati, che siano sani o malati, bianchi o neri, principi o poveri? Non sono tutti essere umani allo stesso modo, con identico bisogno di calore umano, affetto e amore vero? Quale diritto hanno gli scienziati, i medici, i politici, i giudici di soffocare questo sentimento, di distruggerlo interrompendo l'esistenza di una creatura così tanto amata?

Io sono Alfie perchè non ho nulla da temere dai prepotenti di questo mondo e perché, in fondo, siamo tutti soggetti alla decadenza delle capacità fisiche e mentali, nel senso che ognuno di noi durante il proprio percorso di vita si evolve e poi involve secondo il volere del Creatore e di quella natura che nessuno può fermare.

“Io sono Alfie” proprio come quel bambino Gesù che tentarono di uccidere a tutti i costi in nome del potere, della paura e dell'invidia; saremo come questi piccoli innocenti fino a quando non ci stancheremo di affermare la giustizia divina fondata su quella verità liberatrice e mai subdola.

I cittadini del mondo dovrebbero scendere in strada per Alfie, per i tanti “Alfie” e per i numerosi piccoli, affinché non restino orfani all'interno di una civiltà senza anima e senza pietà. Sono loro, i nostri figli, le nuove generazioni ad interpellarci e a scuoterci profondamente per unirci sempre a difesa della vita; al di là delle ideologie, delle religioni e delle ragioni che non possono giustificare la barbarie, la sottocultura di nuove forme di sterminio degli innocenti. Dobbiamo impedire a questa etica falsa di imporsi. Impedire questa fittizia voglia di eliminare la sofferenza altrui in nome di un cieco umanitarismo. E ricordare, a noi cristiani, che dal sangue del Redentore è scaturita una forza in grado di allieviare e trasfigurare l'esistenza in qualcosa che è più grande di qualunque scienza medica…e che mai nessuno potrà sopprimere: l'amore.

don Aldo Buonaiuto

Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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