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I sober party? Non eventi isolati ma vera cultura di base

Isober party (feste per sobri) si stanno diffondendo, negli ultimi tempi, tra i giovani italiani che partecipano a eventi bevendo bibite analcoliche, con la certezza di divertirsi in ogni caso. Non è necessario, infatti, l’alcol a rendere una festa spassosa. Si tratta di un nuovo fenomeno, frutto di esperienze già vissute in Svezia (dove la piaga dell’alcolismo tra i minori è preoccupante). In tal modo, terminata la festa, i giovani (spesso neopatentati e con misure ancora più restrittive) possono guidare l’automobile con lucidità. Essere ubriachi concorrerebbe, inoltre, a coinvolgimenti in risse violente e infondate con conseguenze molto gravi. Un contributo al nuovo corso arriva anche dall’onda salutista che riguarda l’educazione alimentare, il benessere fisico e mentale. Il messaggio deve smontare l’assioma diffuso tra i giovani (e non solo) che abbina il divertimento allo “sballo” con alcol e droghe, come se fossero degli ingredienti indispensabili a una festa (insieme a musica e buon cibo). Al tempo stesso va chiarito come, sia per feste private che per megaraduni musicali e per esercizi commerciali non sia il proibizionismo la formula vincente (già perdente in precedenti esperienze statunitensi) né il vero obiettivo poiché un consumo corretto e moderato dell’alcol non è, di per sé, negativo.

I dati

Papa Francesco il 13 aprile 2014, chiariva, proprio nel Messaggio per la XXIX Giornata Mondiale della Gioventù, che “così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà”.
Sul sito www.regioni.it, dalla relazione al Parlamento del 29 aprile scorso (riferita al 2018), da parte dell'allora ministro della Salute Giulia Grillo, è possibile leggere alcuni estratti sui dati preoccupanti del flagello “Otto milioni e 600mila consumatori a rischio, 68 mila persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici […] L’analisi per classi di età mostra che le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono quelle dei 16-17enni (47,0% maschi, 34,5% femmine), che non dovrebbero consumare bevande alcoliche […] Circa 700 mila minorenni e 2,7 milioni di ultra sessantacinquenni sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate […] L’analisi per età evidenzia che il 75,1% dell’utenza ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 7,5% dei soggetti trattati […] Nel corso del 2017 si sono verificati complessivamente 39.182 accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol […] Il 7,8% e 2,9% degli incidenti rilevati dai Carabinieri e dalla Polizia Stradale è correlato dunque, rispettivamente ad alcol e droga, percentuali in aumento rispetto al 2015 quando erano pari al 7,6% e al 2,3%”.

Prese di coscienza

E’ necessario intervenire nella cultura dei giovani e far capire loro come la realtà debba essere capovolta: occorre svilire la moda del trasgressivo e dell’eccesso poiché, orgogliosamente, si può essere persone valide e non “perdenti”, rinunciando a droghe e alcol (senza paura della bollatura sociale dei coetanei). Per far colpo, a livello sentimentale o per amicizia, non occorre mostrarsi più sballati possibile, a differenza di quanto molti messaggi mediatici possano offrire loro. Il sober party deve procedere per grandi e definitive prese di coscienza; le piccole scorciatoie che, a volte, accompagnano concettualmente, mediaticamente e praticamente il sober party (come il festeggiare di giorno anziché di notte o far evaporare l’alcol presente nei cocktail) devono essere armonizzate da essenziali e convinti stravolgimenti e non ripieghi per feste poi considerate di serie B.

Un'idea

Il sober party è indicato, da più fonti, come una nuova moda che dilaga tra i giovani. Più che di moda si deve parlare di idea. Le feste senza sostanze proibite non sono una novità assoluta: erano diffuse già in alcuni contesti come quelli religiosi o di piccoli party tra amici non dediti all’alcol. Il vento nuovo che arriva dal Nord Europa deve essere il più capillare possibile e penetrare nelle coscienze di tutti i giovani. La maggioranza di questi, infatti, in Italia, non sa neppure dell’esistenza del sober party nonostante un’epoca di trasmissione virale dei messaggi attraverso i social. Questi party riguardano, maggiormente, grandi eventi organizzati ad hoc (come, all’inizio del marzo scorso, a Storo, in provincia di Trento, in cui la ricorrenza del Carnevale è stata abbinata a festeggiamenti espressamente no alcol, richiamando oltre 1500 giovani) non singole feste private. L’auspicio, quindi, è che tale sano messaggio arrivi a tutti, alla base e che sia il motore per l’organizzazione di singoli piccoli eventi e non soltanto di quelli creati da macchine organizzative di rilievo. Solo allora potrà considerarsi davvero una tendenza o, più propriamente, un sano convincimento, assimilato nel profondo, per una condotta di vita corretta e responsabile, verso di sé e verso il prossimo.

Marco Managò

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