L’organizzazione non governativa “Iniziativa egiziana per i diritti personali” ha indetto una conferenza per la giornata di oggi, dedicata alla spinosa questione dei rapporti tra cristiani e mussulmani in Egitto. Il problema delle chiese copte tenute chiuse nel Paese mussulmano per motivi di sicurezza è il tema centrale del convegno il cui intento è quello di documentare, dati alla mano, che gli attacchi settari contro i luoghi di culto e la scarsa protezione dei luoghi cristiani da parte delle forze di sicurezza governative rappresentano un ostacolo alla vita di fede dei cristiani.
La zona maggiormente colpita da scontri settari è quella di Minya, nell’Alto Egitto. Lo scorso settembre una rissa tra cristiani copti e mussulmani si era conclusa con l’intervento della polizia, che aveva arrestato 20 musulmani e 17 copti. Due mesi prima, sempre nel governatorato di Minya, un’escalation di risse e scontri tra cristiani e mussulmani era culminata nella morte di un copto e nel ferimento di altre tre persone. A causa del clima di tensione, il Patriarca copto ortodosso Tawadros II aveva sospeso le sue catechesi pubbliche del mercoledì.
Il governatorato e altre regioni dell’Egitto sono da mesi interessati da un’escalation di violenza anti cristiana che si manifesta in attacchi dinamitardi ai luoghi di culti; questo, nonostante la recente approvazione della legge che ha eliminato i troppi vincoli burocratici e legali relativi alla costruzione di nuove chiese che per decenni ne avevano limitato l’edificazione o il semplice restauro.
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