“Le nostre peggiori previsioni si stanno avverando”. E’ quanto ha dichiarato Serge Tissot, capo team della Fao nel Sud Sudan, parlando della critica situazione che si sta verificando nel Paese. Infatti, negli ultimi giorni, il governo e le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia in due regioni, conseguenza della lunga guerra civile e della crisi economica che ha devastato il Paese est africano.
Oltre centomila persone nelle due regioni rischiano di morire di fame e la prospettiva è che la calamità si allarghi ad un milione di persone, si afferma nel comunicato della Fao. Ma altri 5 milioni e mezzo di persone, circa il 50% della popolazione, potrebbero essere colpite dall’insicurezza alimentare nei prossimi mesi e rischiare di morire. Oltre 250 mila bambini inoltre sono gravemente malnutriti e a rischio di morte se non arriveranno presto aiuti alimentari, ha detto Jeremy Hopkins, capo dell’Unicef in Sud Sudan.
Già lo scorso settembre, la Fao aveva lanciato l’allarme, denunciando in un report le difficili condizioni economiche in cui versa il Paese africano, aggravate anche dalla guerra civile che, dopo un piccola tregua tra il 2014 e il 2015, è nuova scoppiata, causando migliaia di vittime. Molta gente ha smesso di coltivare i campi per timore delle scorribande e dei saccheggi dei guerriglieri. A peggiorare una situazione già di per sé critica è stato anche il brusco calo delle esportazioni di petrolio.
Nel Sudan del Sud, a partire dal 2013, ha avuto luogo una violenta guerra civile, combattuta tra le forze governative, sotto le quali agisce il gruppo etnico dei dinka, e le fazioni ribelli fedeli all’ex vicepresidente, le quali sono perlopiù di etnia nuer. A seguito di una tregua datata agosto 2015, durante la quale sembrava essere giunti ormai a un definitivo “cessate il fuoco”, gli scontri sono ripresi, in coincidenza con il quinto anniversario dell’indipendenza dal Sudan, alimentando la portata di una crisi umanitaria tra le più gravi degli ultimi anni. A farne le spese, come in ogni caso simile, la popolazione civile, sia in termini di vite umane perdute, che nel palesarsi di forti condizioni di disagio.
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