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Pedemonte (La Compagnia della Tartaruga): “L’inclusione è il valore fondamentale, la dignità”

L’inclusione lavorativa è un momento fondamentale nella vita di una persona con disabilità. La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, all’articolo 27, descrive le misure intraprese dagli Stati Parti per garantire un ambiente accessibile e inclusivo, tra le quali la proibizione di ogni forma di discriminazione; la garanzia di pari opportunità lavorative e di remunerazione; l’accesso alla formazione professionale; la promozione dell’imprenditorialità, delle assunzioni nei settori pubblico nonché privato e degli avanzamenti di carriera.

L’esempio di Genova

In altre parole, lavorare, per tutti ma soprattutto per le persone con disabilità, è un diritto-dovere che riveste un valore fondamentale non soltanto dal punto di vista prettamente economico e remunerativo, ma anche per le sue implicazioni sociali e psicologiche, con un impatto determinante sulla qualità della vita. Seguendo quest’obiettivo, Enrico Pedemonte e Silvia Stagno, papà e mamma di Giulia, una ragazza con sindrome di Down, hanno fondato “La Compagnia della Tartaruga”, un b&b in cui si dà concreta attuazione al concetto di inclusione lavorativa, insegnando un mestiere a sei persone, quattro con disabilità e due no, assunte con un contratto a tempo indeterminato.  Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato Enrico Pedemonte.

L’intervista

Com’è nata e che obiettivi ha la “Compagnia della Tartaruga”?

“La Compagnia della Tartaruga” è un progetto familiare nato da me e da mia moglie. Abbiamo una figlia con la sindrome di Down, di 23 anni che, dopo aver compiuto i suoi percorsi di studio, era giunta al momento di andare al lavoro. Le opportunità di lavoro per le persone con disabilità non sono particolarmente ricche, generalmente temporanee e precarie. Noi volevamo qualcosa di molto diverso perché, credo che, le persone con disabilità, meritino qualcosa di più. Quindi, con mia moglie, abbiamo iniziato a pensare se c’era qualcosa che potevamo fare per costruire un’opportunità di lavoro adeguata a nostra figlia Giulia e per altri ragazzi come lei. L’idea del bed and breakfast non nasce dal fatto di avere una specifica esperienza in questo settore, ma dietro ad uno specifico ragionamento con l’obiettivo di capire quale lavoro, per le persone che hanno una difficoltà, può portare a esprimere al meglio le rispettive potenzialità ed essere svolto in maniera efficace. In riguardo alle persone con sindrome di Down, bisogna dire che, tendenzialmente, sono abbastanza lenti nel fare le cose. Il nome “Compagnia della Tartaruga” nasce anche da qui, sappiamo perfettamente quali sono i nostri limiti. In una struttura ricettiva – turistica, come quella che abbiamo fondato ad esempio, il fatto di impiegare più tempo nel servire le colazioni, non è un disservizio perché, grazie al calore umano dei nostri ragazzi, diventa un servizio migliore. Dietro al concetto di disegnare il lavoro sulle caratteristiche delle persone, abbiamo pensato che, anche le persone con una disabilità cognitiva importante, potessero avere una prestazione lavorativa significativa e di buon livello. Di conseguenza, se una persona riesce a lavorare bene e c’è qualcuno che è disposto a pagare per il suo stipendio, questa disposizione paga il suo emolumento. Questi elementi sono normali per molti, ma non per le persone con disabilità perché non è così scontato che ci siano persone con disabilità che percepiscono uno stipendio o abbiamo un contratto a tempo indeterminato. Questo è ciò che noi vogliamo fare. La nostra è una cooperativa sociale che impiega sei persone, divise in due squadre composte da due ragazzi con disabilità e un caposquadra, assunte a tempo indeterminato. Siamo aperti 365 giorni l’anno e sette giorni la settimana con due squadre che si alternano”.

Quale valore ha per voi l’inclusione delle persone con disabilità?

“L’inclusione è il valore fondamentale. Bisogna far stare le persone con disabilità dentro questo mondo affinché si sentano al loro posto. Andare a lavorare, per loro, significa aver conquistato questo traguardo, perché viene riconosciuto loro il fatto di saper fare qualcosa. Si tratta della dignità”.

Quali sono i vostri desideri per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?

“La nostra cooperativa ha una missione abbastanza ampia, tra cui quella di diventare un’azienda che sta in piedi economicamente. In questo momento, il progetto è stato finanziato personalmente da me e da mia moglie ma, al di là dell’investimento iniziale, vorrei che vivesse indipendentemente da noi. Essendo una struttura turistica e avere un equilibrio economico dobbiamo vendere le nostre camere tutto l’anno perché voglio pagare sempre lo stipendio ai nostri ragazzi e non solo tre mesi d’estate. Il secondo obiettivo, oltre all’attività turistica, è la partenza di un laboratorio, il prossimo anno, di pasticceria senza glutine in quanto, spesso, i nostri ragazzi, sono celiaci e conoscono molto bene il tema. Stiamo già ristrutturando gli spazi per il laboratorio di pasticceria per far lavorare i ragazzi in una dinamica un po’ particolare. L’obiettivo non è solo quello di assumere qualcuno che possa lavorare lì in modalità permanente, ma avere una specie di laboratorio di formazione, al fine di inserire i ragazzi nel mondo del lavoro normale del nostro territorio. La finalità della nostra cooperativa, in sintesi, è costruire opportunità di lavoro vero, dove si produce un risultato apprezzato e si paga lo stipendio. Intendiamo raggiungere questo risultato con l’attività turistica e la pasticceria”.

Christian Cabello

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