Il covid, la perdita del lavoro, la guerra in Ucraina e l’aumento delle bollette hanno fatto crescere il numero di persone che non si possono più permettere la spesa quotidiana. I frati di Operazione Pane lavorano ogni giorno per accogliere ed aiutare chi è in difficoltà, offrendo un pasto caldo, una parola di conforto, un aiuto nelle spese quotidiane o quello che serve per trascorrere la notte. Interris.it ha intervistato Fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano di Bologna e responsabile di Operazione Pane che sostiene le mense francescane in Italia e nel mondo
Fra Giampaolo, che cosa è Operazione Pane?
“É un progetto che sostiene diciannove mense francescane in Italia, ad Aleppo, in Siria e realtà francescane impegnate in Ucraina e in Romania. Le persone che si rivolgono a noi spesso hanno perso tutto e hanno bisogno di ritrovare la speranza in una vita che li ha messi duramente alla prova. Per questo nelle mense di Operazione Pane non ci limitiamo a servire un pasto in un ambiente pulito e caldo, ma per noi è importante farli sentire a casa, accogliendoli con un sorriso”.
L’ultimo triennio è stato economicamente difficile per molte persone. I poveri sono aumentati?
“Il bisogno si sta allargando come una macchia d’olio. Per capire questo aumento si pensi che nella mensa di Bologna nel 2019 le persone che hanno chiesto aiuto sono state circa quattrocento, mentre nel 2022 questo numero è aumentato ed è arrivato a quasi a duemila. Sono cifre che spaventano perché fanno capire come il disagio della povertà sia una piaga sociale che non dà alcun segnale di arresto ”.
Chi sono le persone che si rivolgono a voi?
“Nell’immaginario comune quando si pensa al povero si immagina soprattutto lo straniero senza lavoro e senza dimora. In realtà invece, mai come oggi, tra i poveri ci sono anche molti uomini giovani e italiani che hanno perso il lavoro e non hanno il pane quotidiano. Le donne invece sono in quantità minore in quanto la figura femminile trova più facilmente un lavoro anche saltuario o come aiuto domestico”.
Per voi queste persone sono preziose. Come glielo fate capire?
“Quando qualcuno chiede del cibo significa che nella sua vita sta facendo molta fatica. Distribuire e condividere il pranzo è un momento per iniziare con loro un percorso importante che ci deve portare oltre a questa situazione. Queste persone non hanno bisogno solo di un pasto, ma di non sentirsi soli. Per questo noi cerchiamo di avvicinarci e capire la loro vita, quali sono le loro fragilità e, dove sia possibile farlo, di aiutarli per un’integrazione nel mondo lavorativo”.
Nel Vangelo di Matteo Gesù ci dice: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Quanto difficile è mettere in pratica questa affermazione?
“É una frase tanto forte e bella, quanto impegnativa da attuare. Tuttavia non è impossibile e basta una piccola azione, un gesto, un sorriso, una mano tesa, per aiutare una persona in difficoltà. Papa Francesco ci ha provocato dicendo che dove c’è la povertà c’è un’ingiustizia e noi non possiamo rimanere inermi davanti a questa situazione. Gesù sta chiamando ognuno di noi”.
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