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“La vaccinazione al servizio dell’umanità”. Intervista al direttore dell’Unità Operativa di Igiene, Laurenti (Gemelli)

“Non dimentichiamo l’impegno globale della scienza quando saremo usciti da questa pandemia“, spiega a Interris.it la professoressa Patrizia Laurenti. Docente di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dirige l’Unità operativa complessa (Uoc)di Igiene Ospedaliera al Dipartimento salute della donna, del bambino  e di sanità pubblica della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma.

Vaccinazione come priorità

Impegnata in prima linea nella campagna vaccinale, la scienziata umbra analizza con Interris.it il documento congiunto della Commissione Vaticana Covid-19 e della Pontificia Accademia per la Vita. Ed evidenzia come sia una responsabilità morale accettare il vaccino non solo per la salute individuale ma anche per quella pubblica. In che modo la comunità scientifica di cui lei fa parte può contribuire a far maturare nella popolazione la consapevolezza che vaccinarsi è un dovere etico come ha ribadito papa Francesco?

“Con l’ascolto e la comunicazione. Le persone, anche gli operatori sanitari, hanno bisogno di comprendere gli aspetti relativi all’efficacia e alla sicurezza dei vaccini, per quanto ci è dato di conoscere fino ad oggi. La responsabilità della comunità scientifica consiste nel rimanere costantemente aggiornata sulle evidenze scientifiche e trasferirle, rielaborandole in un linguaggio chiaro, così da poter rispondere a tutti i dubbi che le persone hanno il diritto di potere esprimere, accettando che a volte la risposta ancora non c’è”.Può farci un esempio?

“I vaccini hanno indubbiamente salvato miliardi di vite nel mondo (si pensi al vaiolo, eradicato grazie al vaccino,  alla poliomielite di fatto eliminata in gran parte del globo -si ricorderanno le immagini di centinaia di persone in grado di sopravvivere solo grazie al polmone di acciaio, al morbillo le cui devastanti conseguenze sull’encefalo -encefalite subacuta sclerosante- possono esser prevenute grazie al vaccino) e forse abbiamo dimenticato la storia delle malattie prevenibili da vaccino. Ecco, conoscere questa storia certamente può aiutare a tenere vivo anche il valore morale, oltre che sanitario, dei vaccini”.Da medico e scienziata, dal 27 dicembre si occupa in prima persona della campagna di immunizzazione di massa in una regione-chiave come il Lazio. C’è il rischio che la distribuzione dei vaccini su scala planetaria penalizzi i paesi più poveri. E come si può ovviare a ciò?

“Il rischio oggettivamente esiste. L’evidenza è che le case farmaceutiche non aumentano il loro fatturato grazie ai vaccini, ma ad altre tipologie di farmaci per patologie croniche e multifattoriali, o ad antibiotici costosissimi, efficaci contro i microrganismi multiresistenti responsabili di pericolosissime infezioni correlate all’assistenza sanitaria. Il tema quindi non è economico ma certamente organizzativo”.A cosa si riferisce?

“I vaccini richiedono che la catena del freddo sia mantenuta fino alla somministrazione, pena la perdita di efficacia ed è evidente quindi che i Paesi più poveri di infrastrutture (es. ultracongelatori, congelatori o frigoriferi con monitoraggi in continuo delle temperature, tempestività di attivazione di sistemi di backup in caso di eventuali blackout) potrebbero essere penalizzati e quindi vanno sostenuti in tal senso, poiché le risorse umane possono essere rapidamente formate e sono molto motivate proprio laddove le condizioni sono più difficili”.C’è il pericolo di un “nazionalismo vaccinale”. Tra loro gli Stati nazionali e le imprese cooperano o competono?

“Una cooperazione dovrà avvenire anche per i motivi sopra esposti, non ci si arricchisce con i vaccini. Certo un momento come questo in cui la pandemia da Sars-Cov-2 ha ucciso più di 2 milioni di persone nel mondo, il “nazionalismo vaccinale” potrebbe divenire strumento di consenso e di potere politico, poiché più dosi vaccinali si avranno, maggiore sarà il consenso, espressione del potere politico di quel leader o di quella nazione,  ma qui si sconfina verso i grandi temi dell’etica politica”.

Quali sono i principali criteri seguiti nella lotta alla pandemia?

“Se consideriamo i criteri di priorità seguiti, almeno nel nostro Paese, per la partenza della campagna vaccinale, certamente questi elementi si intravedono in considerazione del fatto che si è data priorità  -a parte gli operatori sanitari per proteggere gli Ospedali e le Rsa- agli anziani e ai malati cronici che potrebbero subire le conseguenze più gravi dell’infezione, ma molto di più potrà essere fatto anche per proteggere le persone più fragili anche da un punto di vista sociale (migranti, senza fissa dimora, disoccupati). Ma diamo tempo al tempo. Certamente la disponibilità di più vaccini nel 2021 aiuterà la realizzazione di questi obiettivi prioritari”.La straordinaria disponibilità di mezzi economici quanto agevola in questa fase la ricerca scientifica?

“L’ha già agevolata: a meno un anno dallo scoppio della pandemia, abbiamo due vaccini sicuri ed efficaci disponibili, cosa impensabile in tempi ordinari quando ci voglio anni -da 4/5 fino a 10- per avere un vaccino disponibile per la popolazione. Questo è un esempio di uso virtuoso delle risorse economiche e dimostra che i vincoli burocratici  e amministrativi si possono superare per il bene comune. Non dimentichiamo questo esempio quando saremo usciti da questa pandemia”.

Giacomo Galeazzi

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