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La geopolitica della misericordia di Francesco soccorre il mondo in pandemia

Per il Vaticano la risposta all’emergenza Covid è una “conversione morale“. Una mobilitazione descritta nella “Humana Communitas”. E nel documento della Pontificia Accademia per la Vita sulle conseguenze della crisi sanitaria mondiale.

Soccorso

La geopolitica della Santa Sede soccorre l’umanità in pandemia. Sul ruolo della “diplomazia della misericordia” di papa Francesco Interris.it ha intervistato il giurista Matteo Cantori. Studioso di geopolitica vaticana, è autore di apprezzati manuali di divulgazione sulla diplomazia pontificia e suoi suoi aspetti ecclesiastico-canonistici.

Diplomazia al servizio dell’umanità

Matteo Cantori ha condotto analisi storico-giuridiche sulla funzione svolta dalla Santa Sede sullo scacchiere internazionale. A partire da quando all’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma, il segretario nel comitato di lavoro diocesano di Ancona-Osimo aveva discusso, con relatore il giurista Francesco Ricciardi Celsi, una tesi dal titolo “La Diplomazia Pontificia: aspetti ecclesiasticistico-canonistici”.Cosa distingue la diplomazia della Santa Sede da quella “laica” delle altre potenze geopolitiche?

“La vera e propria differenza tra la diplomazia della Santa Sede e quella cosiddetta ‘laica’ ovvero ‘civile’ risiede nell’opera a tutto campo che la Chiesa Cattolica realizza attraverso i suoi rappresentanti in ogni parte del mondo. Non è la diplomazia della Chiesa per i cattolici o per i cristiani in genere. Ma, più semplicemente, credo si tratti della rappresentanza in favore della pace, del progresso dei popoli, delle nazioni, della tutela della “casa comune”.Può farci un esempio?

“Ecco che, al di là dei vari paradigmi che si possono dare a questa speciale rappresentanza, credo che il più adatto sia uno. Cioè quello che fa in modo che nessuna periferia si senta così tanto lontana dal centro, dal cuore della cattolicità, dalla Sede di Pietro”.Come sta procedendo la  ostpolitik vaticana nei confronti della Cina?

“Si tratta di un’ostpolitik originale. Ma come tutte le ostpolitik vaticane che la storia ci ha insegnato (mi sovviene quella del cardinal Agostini Casaroli) è condita di tanta pazienza e buona volontà. Se mi è consentito, mi sentirei di definirla non tanto una vera e propria ostpolitik con le tinte del passato, quelle che alle volte i mezzi di informazione e prima ancora la manualistica ci presentano”. Ossia?

“Quanto piuttosto vorrei definirla un cammino comune tra Santa Sede e Cina, all’insegna esclusivamente della pastoralità di intenti. Forse potrebbe apparire una definizione superficiale quella che ho voluto fornire. Ma credo che sia quella che possa meglio fotografare la situazione attuale, se si valuta ed analizza esternamente”.In che modo la  geopolitica della misericordia di papa Francesco mette al centro della diplomazia vaticana le periferie geografiche ed esistenziali?

“La geopolitica della misericordia di Francesco è, a mio avviso, un potenziamento dell’attività diplomatica della Santa Sede. Quando mi domandano cosa sia la diplomazia del Papa ed il lavoro svolto dai suoi rappresentanti in tutto il mondo, sono solito rispondere la stessa cosa. E cioè che gli inviati del Papa si occupano di un continuo e raffinato lavoro di manutenzione di un ponte”.Quale ponte?

“Il ponte che deve collegare e rendere più agevole possibile il collegamento tra Roma e le zone di missione. Papa Francesco, quindi, con lungimiranza e squisito spirito di servizio per i fratelli, desidera far sì che nessuna zona sia una periferia di Roma. Potrei citare tanti esempi pratici che sono all’attenzione di chiunque”.A cosa si riferisce?

“Basti pensare all’erezione di una terza Sezione della Segreteria di Stato. Con lo scopo di seguire ancor più da vicino il personale diplomatico della Sede Apostolica. O al presentare la sede della missione come ‘casa del Papa’”.

Joe Biden e Papa Francesco

Quanto influisce la “moral suasion” della diplomazia pontificia sui fronti caldi delle tensioni internazionali?

Indubbiamente, la cosiddetta ‘moral suasion’ diplomatica ha un’influenza non indifferente sui fronti più difficili. Perché, nell’opera di mediazione e manutenzione del ponte tra Roma e la missione, il rappresentante pontificio dev’essere fratello tra i fratelli”.Cioè?

“Mi spiego meglio. Egli dev’essere fratello maggiore per i Vescovi del luogo, come pure referente della classe politica locale. Lì, in modo particolare, emerge la capacità da parte del rappresentante pontificio di giungere ad accordi. Di bloccare uno scontro ovvero facilitare un incontro. Di prendere in mano la situazione in maniera sì decisa, eppure altrettanto delicata”.

 

Giacomo Galeazzi

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