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Inclusione e lavoro, l’esempio di “Made in Sipario”

Il lavoro e l’auto sostenibilità economica sono due elementi fondamentali per il raggiungimento dell’inclusione sociale delle persone con disabilità a 360 gradi. Rispetto a questo, nella città di Firenze, ormai quindici anni fa, è nata “Sipario”, inizialmente un’esperienza di ristorazione, ampliatasi nel 2011 con l’apertura di un laboratorio artistico-artigianale, dove il lavoro diventa uno strumento di inclusione per persone con disabilità intellettiva. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Stefania Piccini, madre di Cosimo e presidente della cooperativa “Made in Sipario”.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone “Made in Sipario”?

“Made in Sipario” nasce dalla necessità di alcuni genitori di ragazzi con disabilità intellettiva, tra cui anche io, avevamo riscontrato al termine delle scuole, a 18/20 anni, ossia cosa fare da quel momento in poi. Si parla di inclusione lavorativa e quindi abbiamo voluto creare una cooperativa sociale di tipo b, con un taglio artistico, perché i ragazzi che frequentano precedentemente l’associazione “Sipario”, svolgevano già un corso di arte sotto la supervisione della maestra Maria Stefania De Ninno, la quale volentieri ha aderito all’idea ed è diventata socia della cooperativa e forma i ragazzi all’arte della decorazione artistica. Abbiamo iniziato come arte in tavola, quindi tutti gli oggetti da usare nei momenti di convivialità. Il nostro obiettivo era ed è l’integrazione lavorativa, ossia dare loro lavoro scoprendo i rispettivi talenti, formandoli e professionalizzandoli di conseguenza. Il secondo punto è il conferimento di maggiore dignità attraverso il lavoro e, di conseguenza, inserirli nella cooperativa in qualità di dipendenti. Ad oggi, siamo riusciti ad avere tre ragazzi con disabilità diventati dipendenti della cooperativa”.

Qual è il valore più profondo che riveste per voi l’inclusione delle persone con disabilità?

“Il valore più profondo dell’inclusione delle persone con disabilità, per la società, è l’arricchimento complessivo, perché si apre e si toglie le bende dagli occhi, riuscendo a comprendere che si può andare oltre a ciò che si tocca. In riguardo ai ragazzi, ciò li aiuta ad essere riconosciuti come persone degne e lasciare una traccia in qualche modo”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione di inclusione?

“Ciò per cui noi speriamo e lottiamo ogni giorno è riuscire a portare la cooperativa “Made in Sipario” ad una auto sostenibilità, a crescere come impresa sociale e ad assumere altri tre ragazzi che attualmente si stanno formando e meriterebbero di avere questa possibilità. Chi lo desidera, può aiutarci in diversi modi. Siccome viviamo con la vendita di ciò che i nostri ragazzi producono, si possono acquistare sia presso il nostro negozio che nello shop online. Oltre a ciò, siamo anche una onlus, e quindi ci si può sostenere sia con il 5×1000 che con le erogazioni liberali. Abbiamo bisogno anche di volontari e, se sono disponibili, siamo ben contenti di accoglierli”.

Christian Cabello

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