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L’importanza di insegnare ai giovani a guardare il cielo. Il ritorno di “Space Dream”

Gli occhi al cielo per portare le scuole nello spazio. Torna “Space Dream”, l’iniziativa di CTNA Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio. Con Università Sapienza. L’obiettivo è consentire agli studenti di alzare lo sguardo al cielo attraverso una nuova piattaforma. Al via la seconda edizione dell’evento nato per diffondere la cultura aerospaziale nelle scuole italiane. Un’ esperienza-laboratorio che si apre anche alle scuole secondarie di secondo grado. Attraverso un focus speciale sulle ragazze. “Ci auguriamo che i ragazzi e le ragazze, guardando le stelle, possano cominciare a scoprire i propri talenti. Imparare a superare i propri limiti. E realizzare i propri sogni”, spiegano i promotori.

Sguardo verso il cielo

Ad essere portati nello spazio sono le studentesse e gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. In tanti sognano di diventare gli astronauti e le astronaute, i piloti, gli ingegneri e medici di bordo di domani. La seconda edizione del progetto si avvale del contributo scientifico di ASI, CNR, INAF, INGV. E della collaborazione di Treccani Scuola. Dopo l’entusiastica partecipazione nel 2021 di 17.300 studenti e 784 classi, quest’anno l’iniziativa si estende. Includendo scuole secondarie di secondo grado. Ogni docente può iscrivere la propria classe gratuitamente fino al 15 maggio. E partecipare all’iniziativa. Inviando il proprio progetto legato alla cultura aerospaziale. Con “missioni” su temi differenti. Suddivise in quattro categorie in base all’anno scolastico. Si posso compilare manifesti didattici dove giocare e disegnare su temi spaziali. Realizzare totem ispirazionali sul futuro. Immaginare visivamente lo sbarco su Marte. Realizzare spot pubblicitari spaziali. A disposizione di ogni classe iscritta ci sono materiali didattici, testimonianze e approfondimenti.

Nuova piattaforma

Oltre a collaborare a livello organizzativo, Treccani Scuola ha realizzato e gestisce la nuova piattaformawww.ctna-spacedream.it. Dove le classi possono iscriversi. Trovare i materiali e le informazioni necessarie. E infine inviare i loro elaborati finali. Una commissione qualificata sceglierà i migliori due progetti per ciascuna fascia d’età. Verranno premiati a giugno nel corso di un evento che si svolgerà a Roma. Il fine di questa attività scolastica è avvicinare i giovani alla cultura aerospaziale. Alle nuove tecnologie. Ai nuovi mestieri legati a questo settore in costante espansione. Il CTNA dedica un focus speciale alle bambine e alle ragazze. Nominandole team leader di ciascun gruppo. Per dare un contributo significativo alla parità di genere. Incoraggiando la partecipazione femminile verso le materie scientifiche e le professioni in ambito spazialeOpportunità

“Il successo della prima edizione di Space Dream è per noi una motivazione fortissima a dare sempre di più- spiega Cristina Leone, presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio-. Ripartiamo con nuovi e interessanti contenuti. Per permettere agli studenti di approfondire le tematiche spaziali. E incoraggiare le ragazze a scoprire le numerose opportunità che questo settore offre. Con riferimento al loro futuro”. Aggiunge Leone: “E’ stata entusiasmante la risposta di docenti e alunni. Rispetto alle iniziative di formazione che gli abbiamo dedicato. E per noi conoscere la loro visione e promuovere le loro idee è davvero molto stimolante. In questo modo la rete di connessioni del CTNA si arricchisce ogni volta. Con nuovi e preziosi elementi di innovazione“.

Missione

“Contribuiamo con gruppi di ricercatori. Provenienti da diverse facoltà. E garantiamo  la formazione di nuove generazioni di innovatori- sottolinea Chiara Petrioli. Aggiunge la prorettrice allo sviluppo della cultura imprenditoriale per il potenziamento della terza missione: “Confidiamo che il percorso si arricchisca in divenire. Giocando ed esplorando, approfondendo i contenuti offerti mediante la piattaforma. Così le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze possono cominciare ad assaporare il gusto della ricerca e della scoperta”. Perché, aggiunge Petrioli, “lo spazio rappresenta una delle frontiere dell’uomo”. E “ci insegna come sia possibile affrontare e risolvere problemi complessi. Quali dimensionare il carburante di un razzo. O progettare un sistema di comunicazione per controllare un robot su Marte. Anche con strumenti matematici di base che si apprendono nelle scuole”.  L’esplorazione spaziale, infatti, è “anche un esempio del valore della ricerca”. E  di quali barriere possano essere abbattute in gruppi transdisciplinari. Nei quali “si combinano esperienze, conoscenze e culture”.

Giacomo Galeazzi

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