LA VOCE DEGLI ULTIMI

Ucraina, accoglienza e supporto delle Acli per chi fugge dalla guerra

Ad alzare la voce di fronte ad una sopraffazione sono “tutti i dirigenti, i lavoratori e i collaboratori volontari del Patronato Acli“. Esprimono “la loro vicinanza e la loro solidarietà verso il popolo dell’Ucraina“. E assicurano “ogni sforzo utile ad aiutare la popolazione. Che si trova a dover subire le conseguenze di un attacco ingiustificato“. Afferma  presidente nazionale del Patronato Acli, Paolo Ricotti: “In questo momento un pensiero particolare va alle colleghe di Damo Radu. L’associazione locale attraverso cui il Patronato Acli opera in Ucraina. Siamo l’unico istituto di patronato ad essere presente nel Paese. Per aiutare lavoratrici e lavoratori ad esigere i loro diritti. Aggiunge Ricotti: “Negli ultimi 30 anni si è instaurato un forte legame. Tra le famiglie italiane e le tante lavoratrici ucraine che svolgono con dedizione il lavoro di badante o di colf. Negli ultimi due anni di pandemia in particolare. E’ anche grazie a loro, infatti, che i nostri anziani e i nostri bambini hanno potuto essere assistiti e curati. Fin da ora siamo a disposizione della comunità ucraina in Italia per garantire tutto il nostro supporto”.

Aprire le frontiere

L’obiettivo di ogni invasore è isolare la propria vittima. Ma la Russia non è riuscita a fare terra bruciata attorno all’Ucraina. Anzi, in tutta Europa si moltiplicano le iniziative di solidarietà con il popolo ucraino. In Italia la mobilitazione contro la guerra unisce sigle laiche e cattoliche. Le Acli “condannano in modo deciso il ricorso alle armi”. E si rivolgono all’Unione europea e all’Italia. Chiedendo di “aprire senza esitazione le frontiere a chi fugge dalla guerra”.

L’impegno delle Acli

Le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani sottolineano di essere presenti da anni in Ucraina. Anche attraverso il patronato, dunque. Per accompagnare chi sceglie di emigrare in Italia. Al governo chiedono di “facilitare l’ingresso ai familiari delle migliaia di donne e uomini ucraini. Che lavorano in Italia. Curano quotidianamente le nostre famiglie. E sono una risorsa fondamentale per il Paese”. Ora, aggiungono le Acli, “tocca a noi essere solidali“.

Pace subito

Il primo passo da fare, secondo le Acli, è cancellare l’Ucraina dall’elenco dei Paesi di origine sicura. E permettere un ingresso rapido e protetto a chi scappa dalle bombe. “Il nostro impegno, in questo momento, deve scongiurare un pericolo. E cioè che si riapra in Europa una ferita come quella dell’ex Iugoslavia ancora oggi aperta- proseguono le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani-. La guerra non è mai dialogo. Né prima, né dopo. Ma è soltanto una sconfitta per l’umanità”.

Le bandiere della Nato e dell’Ucraina

Assurdi “giochi di guerra”

“Solo un modo diverso di ripensare il rapporto popoli-nazioni e l’umanità costruiscono la pace“, avvertono le Acli. In questi giorni successivi all’invasione, “migliaia di persone stanno tentando di fuggire dal Paese. In cerca di sicurezza. E con ogni probabilità il loro numero non potrà che aumentare. Se non si troveranno le ragioni per porre fine a questi assurdi ‘giochi di guerra‘”.

 

 

 

 

Giacomo Galeazzi

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