Mattarella: “Sbagliato dire che il fascismo ebbe meriti”

La memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro i fantasmi del passato”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della cerimonia con cui al Quirinale è stata celebrata la Giornata della Memoria. “La Shoah resta unica nella storia d'Europa – ha aggiunto il Capo dello Stato – Il cammino dell'umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell'odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale, resta unica nella storia d'Europa”. “La Repubblica italiana, proprio perché forte e radicata nella democrazia, non ha timore di fare i conti con la sua storia, non dimenticando né nascondendo quanto di inumano e terribile è stato commesso nel nostro paese”. Riferendosi poi alle leggi razziali “che oggi molti studiosi preferiscono chiamare leggi razziste”, Mattarella ha affermato che “rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia”. Le leggi del 1938 “favorirono enormemente l'ignobile lavoro dei carnefici delle SS” e, scritte da Mussolini, “trovarono a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società italiana connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza. Con la legislazione sulla razza si rivela al massimo grado il carattere disumano del regime e si manifesta il distacco definitivo della monarchia dai valori del Risorgimento e dello Statuto liberale”.  “Sorprende – ha proseguito – sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con fermezza”. Per il Capo dello Stato “razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma”.

Razza, parola desueta

La manifestazione, condotta dagli attori Remo Girone e Victoria Zinny, che hanno letto alcuni brani tratti dal volume “Ebreo, tu non esisti!” di Paola Frandini, è stata aperta dalla proiezione di un filmato dal titolo “Dalle leggi razziali alla Shoah”, realizzato da RaiStoria. La cantante Noa ha eseguito i brani musicali “Little Star” e “La vita è bella”. Sono intervenuti la professoressa Anna Foa sul tema “Gli ebrei italiani e le leggi razziali”, la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni e la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli.  “La parola razza – ha affermato quest'ultima – oggi per fortuna ci appare desueta, anche se non dobbiamo far finta di non vedere che viene ancora utilizzata per fomentare odio e divisione all'interno della nostra società. Le nostre Madri e i nostri Padri costituenti hanno dibattuto a lungo sull'opportunità di mantenerla all'interno del testo definitivo. E' stato deciso di fare ricorso al termine 'razza' per ricordare che nel nostro Paese determinati principi razziali sono stati usati come criterio di discriminazione e per affermare in modo inequivocabile che non esiste alcuna diseguaglianza o supremazia legata alla 'razza', all'etnia, e che tutte le donne e tutti gli uomini sono uguali”.

Le testimonianze

La neo-senatrice a vita Liliana Segre e Pietro Terracina hanno portato la loro testimonianza e risposto alle domande degli studenti. “Ognuno di noi sopravvissuti ha una storia nei confronti dei lager particolare, per cui certi cancelli e certi fili spinati non ti permettono di entrare più da quelle porte” ha risposto la Segre a chi le ha domandato perché non fosse più tornata in quei luoghi. “Io ho tanti ricordi, non ho tomba per mio padre e per i miei nonni. Avrei dovuto andare ma non ho avuto la forza di tornare in quei luoghi per tanti motivi, uno perché se fossero uguali ad allora non avrei la forza di pestare quello stesso suolo pieno di cenere. Ma so che non è uguale, so che adesso il campo è diverso”. Poi ha aggiunto: “Quando qualche giorno fa il Presidente Mattarella mi ha dato questa notizia (della nomina a senatrice a vita, ndr) e mi ha chiesto cosa mi veniva in mente in quel momento, io ho ricordato quelle porte chiuse della mia scuola, l'essere stata espulsa senza colpe. Oggi a 87 anni mi vedo aprire le porte del Senato”. Quella fu “una punizione voluta dallo Stato fascista a chi non aveva fatto niente di male. Quel Paese che aveva espulso una bambina” oggi la accoglie in Senato. “Quella parola 'indifferenza' che ha colpito il mondo d'allora continua a mietere vittime oggi”. “Speriamo che il passato sia passato” ha invece affermato Terracina. “Il Presidente è stato molto chiaro, è importante, mi hanno fatto piacere particolarmente alcune frasi sul passato. Lo abbiamo vissuto, purtroppo, speriamo che non torni mai. Non temo per me o per i miei correligionari, temo invece per altre minoranze che sono ancora a rischio”.

I riconoscimenti

Mattarella ha poi consegnato la medaglia d'onore a Giovanni Bassanelli, Luigi Lucchini e Francesco Perrone, deportati ed internati nei lager nazisti. Prima della cerimonia sono stati premiati i vincitori del XVI concorso nazionale promosso dal Ministero dell'Istruzione “I giovani ricordano la Shoah”.