Il “saggio” a Di Maio: “Con Lega o dem governo difficile”

Tra Movimento 5 Stelle, Lega e Pd esistono “numerose e rilevanti divergenze che derivano da diverse, se non opposte, concezioni della vita associata e di ordine morale”. Lo sostiene la relazione recapitata sul tavolo di Luigi Di Maio da Giacinto della Cananea, docente diritto amministrativo a Tor Vergata scelto dal capo politico pentastellato per cercare possibili affinità fra le tre forze politiche su cui fondare un “contratto di governo”.

I dieci punti

Lo stesso documento che Di Maio ha postato sul Blog delle Stelle a corollario dell'annuncio dei “10 punti” attorno a cui costruire una maggioranza futura con il Carroccio o (in alternativa) col Partito Democratico. “ll 12 aprile scorso – scrive Di Maio – ho incaricato il professor Giacinto della Cananea di comporre un comitato scientifico per studiare le convergenze programmatiche tra il Movimento 5 Stelle e i due partiti con i quali è in corso un dialogo per il governo: la Lega e il Partito Democratico. Il professore ha lavorato senza sosta per dieci giorni e ha redatto questo primo schema di accordo, che andrà approfondito insieme alla forza politica che accetterà di sedersi al tavolo con noi”.

“Divergenze radicali”

In sostanza un minimo comune denominatore, sul modello tedesco, indirizzato a “chi ci sta“. Ma Di Maio, del documento, ha preso per buona solo la seconda parte, quella relativa alle convergenze e ai possibili compromessi (peraltro un po' generici) per arrivare a dama, trascurando completamente gli avvertimenti dei “saggi” guidati da della Cananea. Sui “fini” e i “mezzi” il comitato “reputa necessario sottolineare le divergenze” affermando che l'attività di governo si “esplica in un ambito indeterminato e indeterminabile”. Di conseguenza non possono essere scartate le “preoccupazioni di ingovernabilità, qualora insorgano situazioni in cui gli indirizzi politici siano contrastanti o vi sia carenza di d'indirizzo”. In sostanza: una cosa sono gli spunti programmatici su cui si è tutti d'accordo (es. l'ambiente, il fisco e così via), un'altra è governare. Di fronte a una situazione d'emergenza, o a un fatto nuovo che comporti una messa in discussione di determinati valori di cui le singole forze politiche si fanno portabandiera, quale sarebbe la linea del governo? Sarebbe in grado di farvi fronte senza sgretolarsi? Sembra questa la domanda sottesa al ragionamento del comitato. 

Una quadra difficile

Ciò sembra confermato dal passaggio, sempre nelle premesse, riguardante le convergenze. Se, spiega della Cananea, non si può escludere che dopo aver concordato “alcune priorità” e soprattutto un “metodo di governo” si riesca a sviluppare “un'azione sufficientemente coesa” le “possibili convergenze programmatiche” (cioè i 10 punti elaborati dal comitato) dovranno essere soggette a “indispensabili ulteriori verifiche in sede tecnica, oltre che, ovviamente, nelle sedi politiche e istituzionali”. Non solo: l'utima parte del documento (lo schema di accordo), per l'esperto ha “forse l'unico pregio di consentire alle forze politiche di comprendere ciò che essere non vogliono, dato ciò che non sono”. Sembra quasi che Di Maio abbia preteso un risultato, costringendo il comitato a lavorare per esclusione. Questo risultato, cioè un accordo sulla base delle cose che i singoli partiti “non vogliono” più che su politiche concrete, viene definito da della Cananea come “non disprezzabile“. In altre parole è il meglio che si potesse fare. 

I 10 punti

I 10 punti, elaborati mettendo a confronto in un'apposita tabella le affinità tra Pd, M5s e Lega sui vari argomenti, diventano allora più un'enunciazione di principi buoni per tutte le stagioni (e sui cui, francamente, pochi partiti dell'arco costituzionale potrebbero non essere d'accordo) che non le singole voci di un programma di governo. Andiamo a vedere quali sono:

  • Costruire un futuro per i giovani e le famiglie
  • Contrastare efficaciemente la povertà e la disoccupazione
  • Ridurre gli squilibri territoriali 
  • Sicurezza e giustizia per tutti
  • Difendere e rafforzare il Servizio sanitario nazionale
  • Proteggere le imprese, incoraggiare l'innovazione
  • Per un nuovo rapporto tra cittadino e fisco
  • Un Paese da ricostruire: investire nelle infrastrutture
  • Proteggere dai rischi, salvaguardare l'ambiente
  • Per un'amministrazione efficiente e trasparente: tagli agli sprechi

Generici

Ognuno di questi punti viene trattato come “un qualcosa da fare” senza fornire le soluzioni. Ed è su queste che, potenzialmente, potrebbero crearsi situazioni di conflittualità tra i partiti politici. Contro la povertà, ad esempio, i rimedi sono molteplici. Ma come agirebbe un governo Lega-M5s, o uno M5s-Pd? Col reddito di cittadinanza, con quello di inclusione o con altro? E lo stesso vale per altri temi (pensiamo a quello della sicurezza, all'inasprimento delle pene per alcuni reati, all'immigrazione su cui i tre partiti hanno idee completamente diverse e così via…). 

Grandi assenti

A questi punti mancano, poi, indicazioni programmatiche riguardanti settori cruciali della vita nazionale. Uno su tutti: la politica estera. La crisi siriana è stata richiamata da presidente Mattarella come una delle urgenze che rendono necessaria la formazione di un governo a stretto giro di ruota. Come si porrebbe un'Italia a guida Pd/5 Stelle o Lega/M5s nei confronti del regime di Assad? O, più genericamente, come risponderebbe un esecutivo così assortito se la Nato chiedesse al nostro Paese un'impegno militare in un teatro di guerra? E' a queste situazioni (e non solo) “indeterminabili” cui faceva riferimento l'esperto nella premessa. E lo stesso si potrebbe dire delle trattative da condurre in Europa da parte di forze politiche che hanno opinioni differenti nei confronti di Bruxelles. E anche tra Lega e grillini il livello e il grado di euroscetticismo è sostanzialmente diverso